cinque giovani ricercatori universitari stanno conducendo un esperimento, versando da dei secchielli rossi del sedimento sabbioso in canalette che simulano il corso di un fiume. È estate e intorno la vegetazione è verde, si intravede il cielo azzurro sullo sfondo della fotografia.

Tre neolaureati dell’Università del Piemonte Orientale hanno studiato la siltation

Serena Masserano, Paola Rossi e Matteo Sassone, giovani neolaureati dell’Università del Piemonte Orientale, hanno studiato la siltation, ovvero il deposito di materiali fini causata sia da eventi naturali come incendi, frane ed esondazioni, sia da attività antropiche, indagando come questo possa impattare sulla comunità di invertebrati e quindi incidere sulla qualità dei nostri fiumi. Il lavoro svolto, che viene descritto in questo articolo, è confluito nelle loro tesi di laurea.

La siltation consiste nell’accumulo di sedimento fine in alveo che modifica sia la torbidità dell’acqua sia la composizione granulometrica del substrato all’interno del quale vive la maggior parte dei macroinvertebrati bentonici (organismi invertebrati con dimensione, alla fine dello sviluppo larvale o dello stadio immaginale, superiore o uguale a 1mm). La siltation è causata sia da eventi naturali come incendi, frane ed esondazioni, sia da attività antropiche come l’attività mineraria, la costruzione di strade, l’agricoltura e la gestione dei sedimenti degli invasi.

Per valutare l’impatto di tale fenomeno è stato condotto un esperimento in un sistema di mesocosmi costituito da sei canalette artificiali in grado di simulare dei corsi d’acqua. In tre di esse è stato sversato del sedimento fine, mentre le restanti tre sono rimaste inalterate in modo tale da avere dei siti di controllo.

L’esperimento è stato svolto in collaborazione con due ricercatori inglesi, il Prof. Paul Wood e la Dott.ssa Kate Mathers della Loughborough University, ed è stato utilizzato il sistema di mesocosmi del Centro Alpstream di Ostana. Questo strumento innovativo è in grado di riprodurre in maniera più fedele il sistema fluviale alpino preso come riferimento (alto fiume Po) rispetto a un esperimento di laboratorio e contemporaneamente permette di manipolare e misurare più facilmente le variabili ambientali di interesse rispetto ad uno studio di campo.

L’impatto della siltation è stato valutato mediante tre diverse tipologie di analisi. La prima riguardante la variazione tassonomica e composizionale, la seconda inerente all’osservazione dei tratti funzionali, ovvero le diverse caratteristiche morfologiche, comportamentali ed ecologiche degli organismi e, infine, la terza effettuata mediante l’impiego di indici di biomonitoraggio.

Alla luce delle analisi condotte si è dunque, potuto concludere che la siltation ha impattato sulla comunità macrobentonica riducendo l’abbondanza (il numero) di organismi presenti e modificando la composizione tassonomica della comunità. L’analisi funzionale ha riscontrato una modifica nella distribuzione dei tratti, diminuendone l’abbondanza di alcuni di essi e favorendone l’abbondanza di altri.

Alcuni dei tratti alterati riguardano ad esempio la strategia di alimentazione (diminuzione scrapers), il metodo di spostamento (riduzione nuotatori), la taglia corporea (diffusione di organismi con dimensioni maggiori). Infine, l’utilizzo di diversi indici di biomonitoraggio ha evidenziato che, mentre alcune metriche non hanno mostrato alcuna risposta (PSI, SILTES), altre suggeriscono che l'impatto dell'aggiunta di sedimenti sembri verificarsi nell’immediato (LIFE, BMWP, ASPT) e altre ancora indicano invece che l'impatto si manifesti maggiormente dopo due settimane (DFSI).

Ultimo aggiornamento: 18/10/2024 09:54