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41 - Il Monviso è donna?

Linda Cottino racconta l’ascensione di Alessandra Boarelli in un libro
dal Corriere di Saluzzo, 24 ottobre 2019

“Ricordo con piacere quando giungemmo al ripiano da cui, per balze successive, si guadagnano i piccoli laghi e infine la maita dove ci si attenda per la notte. Maita Boarelli, l’ha nominata Quintino, dedicandomela. Un gentiluomo. Ora, però, nel dispetto della gita non riuscita, non vorrei che il nome Boarelli rimanesse legato soltanto a quel luogo, giacché non è in basso ma neppure in alto; e se è vero che ispira riparo e sicurezza, non esprime però ardimento, né valore alcuno…”.
Così Linda Cottino immagina che Alessandra Re Boarelli riflettesse dopo non essere riuscita nelle “gita” al Monviso, arrivare in vetta ai 3.841 nell’agosto del 1863 dopo le spedizioni degli inglesi Mathews e Tucket che avevano salito il re delle Alpi Cozie rispettivamente nel 1861 e 1862. Se fosse riuscita nel suo sforzo, Alessandra Re Boarelli sarebbe stata la prima donna e la prima italiana a piantare il tricolore sulla cima del Viso.
E invece un grande temporale, e forse il grande timore per il maltempo della guida Bartolomeo Peyrotte di Bobbio Pellice, le tolsero quel primato. Colto soltanto una settimana dopo - il 12 agosto del 1863 - dalla cordata guidata Quintino Sella che portò per primo la bandiera italiana in vetta al Monviso dando così vita al Club Alpino Italiano. Però, a ben vedere, il primo italiano su quella montagna è stato Bartolomeo Peyrotte alla guida della spedizione di Tuckett. Ma questa è un’altra storia. A noi interessa l’impresa di Alessandra Re Boarelli che Linda Cottino ha ben raccontato nel libro “Nina devi tornare al Viso” pubblicato da Fusta editore.


Un racconto che attraversa la storia di Alessandra a partire dalla sua infanzia tra Torino e Asti con il fratello Luigi: “Alessandrina, in famiglia e per gli amici Nina, nasce a Torino il 26 febbraio 1838 da Maria Benedetta Revelli e Felice Re.
I Re appartengono all'antica nobiltà astigiana, mentre i Revelli, tra Sette e Ottocento, si affermano come stirpe di avvocati e notai, con casa a Rivoli. Il legame di Alessandra e del fratello minore Luigi, con gli zii e le zie sarà sempre molto stretto… tra i più vicini Agostino Re, fratello del padre, e Camilla e Luisa Revelli, sorelle della madre… La figlia di Luisa e cugina prima di Alessandra, Rosa Sobrero, sposerà Giovanni Giolitti”.
Il racconto muove dai dei due fratelli che giocano “l’Ascesa al Montebianco”, gioco da tavolo tipo gioco dell’oca ideato da Albert Smith rivelando così l’interesse per la montagna e, in particolare per Alessandra, nei confronti del Monviso la cui piramide la segue da Torino ad Asti e quindi a Verzuolo dove verrà ad abitare dopo il matrimonio con il conte Emilio Re il 22 marzo del 1856: lei ha diciotto anni, lui trentacinque ed è sindaco della ciyttadina.
La casa di famiglia è sul Paschero “che secoli addietro era il campo libero al pascolo delle oche” ovvero “una striscia di terreno pianeggiante tra la collina di San Grato e il bedale del corso”. Qui risiedono le famiglie Ballada, Buttini, Giriodi, Rovasenda, Sandri, Voli e Re.
Linda Cottino restituisce l’aria della Verzuolo del tempo con i collegamenti, tramite carrozze e via fiume, con la capitale Torino. E’ in questi salotti – soprattutto con i Ballada – che Alessandra Re Boarelli matura le decisione di salire al Monviso, ma il primo tentativo sarà sfortunato: il conte Giacinto Ballada di Saint Robert, suo compagno in quell'avventura, ci riproverà subito dopo con il fratello Paolo nella cordata di Quintino Sella che invece arriverà in cima.
“Nina devi tornare al Viso”, si ripete Alessandra: ha trentasei anni e tre figli e ci riproverà.
Con successo.
“Il giorno 16 del corrente agosto – scrive il quotidiano torinese “L’Opinione” del 25 agosto 1864 – una comitiva composta dalla signora Alessandra Boarelli torinese, dalla damigella Cecilia Filia di Casteldelfino, del vicario di Casteldelfino e dell’avv. Meynardi, ai quali si aggiungevano in seguito altre due touristes, compiva felicemente la salita del Monviso”.
Non sappiamo chi siano le touristes però sarebbe bello approfondire la figura della damigella Cecilia Filia di Casteldelfino, figlia del notaio del paese, salita adolescente sul Monviso: può essere un racconto interessante.
Il racconto di Linda Cottino si ferma con il successo di Alessandra Re Boarelli festeggiato a Verzuolo con la banda e una grande tavolata con una corona d’alloro per l’intrepida alpinista che morirà nel 1908, a sett’anni.

A chiudere il libro è una postfazione che giustamente ricorda l’apporto delle donne all’alpinismo, ad iniziare dalla francese Henriette d’Angeville che il 4 settembre del 1838 – lo stesso anno di nascita di Alessandra Re Boarelli – salì il Monte Bianco a 44 anni d’età ed è considerata la pioniera dell’alpinismo femminile. Una storia senz'altro da conoscere con il pensiero rivolto alla “nostra” Alessandra che sfidò non solo ghiacciai, rocce e pendii ma soprattutto pregiudizi tirando dritto fino alla vetta.
Alberto Gedda

Ringraziamo Alberto Gedda e Paolo Fusta per la preziosa collaborazione

Ultimo aggiornamento: 24/05/2020 15:36
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