Le cave nel parco: progetti e interventi di riqualificazione
Dall’analisi della stratigrafia alluvionale è evidente come la pianura saluzzese sia occupata per la gran parte da sedimenti ghiaiosi relativamente omogenei, di diversa potenza, soprattutto in prossimità delle fasce fluviali. E’ proprio in queste aree, già tradizionalmente vocate all’estrazione della ghiaia che, gli operatori del settore edilizio, si sono maggiormente concentrati negli anni, al fine di attingere dai giacimenti ghiaiosi, soprattutto laddove lo strato fertile del terreno non si era ancora consolidato. Per questo motivo lungo il Po insistono quattro cave per lo più localizzate in siti recentemente percorsi dal fiume o ad esso limitrofi, nonché prossime ai siti di confluenza.
La particolare collocazione prossima al fiume consente, una volta conclusi i lavori di estrazione, di predisporre progetti di recupero non isolati ma integrati a ricreare una vera e propria rete ecologica di cui i laghi di cava e le aree circostanti costituiranno le principali “pietre miliari”.
Sin dal progetto iniziale dell’impianto di cava si deve tenere conto di alcuni elementi fondamentali al fine di poter realizzare un’ottimale attività di recupero a fini ambientali e naturalistici dei bacini e delle aree circostanti: la previsione di acque basse e a profondità differenziata, nonché un andamento sinuoso delle sponde sono elementi del progetto estrattivo anticipatori di quella che può essere una buona attività di recupero ambientale.
Le cave a fine vita vanno valorizzate in chiave naturalistica e fruitiva sia per la parte “in asciutto” che per le fasce spondali e le zone umide.
In tal senso un ruolo principale lo assume la vegetazione; in prima istanza quella erbacea ed arbustiva, utile per arricchire di biodiversità gli ambienti di transizione, posti a metà tra lo specchio d’acqua ed il bosco alle sue spalle. Oltre le praterie di solito si entra nel bosco mesofilo, ricostruito con specie arboree che hanno un fabbisogno di acqua medio come le querce, farnia e rovere, il frassino maggiore e il carpino bianco. In questo contesto ci capiterà di imbatterci talvolta in alberi secchi schiantati al suolo e “totem” di tronchi che costituiscono veri e propri “condomini” naturali per moltissime specie animali: insetti xilofagi (che si nutrono di legno), piccoli roditori, pipistrelli e rapaci notturni, nonché tutti quegli animali che utilizzano tali strutture come rifugio e luogo di alimentazione (piccoli mammiferi, rettili ed anfibi). Un modo questo per valorizzare le residuali preesistenze vegetazionali sopravvissute ai lavori di cava.
Le fasce spondali e le zone umide costituiscono gli ambienti a maggior complessità ecologica.
La zona delle acque basse vede susseguirsi tife, cannucce palustri e carici prima di approdare alla fascia spondale connotata dal saliceto con intrusioni di ontano nero e pioppo bianco. A completare la sequenza svolgono un ruolo eco sistemico rilevante il “prato bagnato” e le spiagge di ciottoli e ghiaia che formano micro ambienti xerici in grado di ospitare specie di uccelli poco comuni come il fraticello, la sterna ed il corriere piccolo.
Il recupero ambientale delle cave oltre a ricostituire le associazioni vegetali, può essere mirato a creare ambienti e “strutture” in grado di accelerare e favorire la colonizzazione da parte di particolari specie animali, quali ad esempio le specie ornitiche con abitudini fossorie solitarie (martin pescatore) o coloniali (topino e gruccione); questi uccelli richiedono la costituzione di pareti verticali stabili in sabbie e ciottoli, divenute sempre più rare lungo le sponde dei corsi d’acqua. Altri accorgimenti utili per favorire la presenza di animali sono costituiti dalla realizzazione di filari e siepi, nonché la realizzazione nell’ambiente acquatico di isolotti galleggianti e zattere idonee alla nidificazione delle sterne.
Gli interventi di recupero possono avvenire non solo da un punto di vista ecologico e naturalistico ma anche con l’obiettivo di svolgere una funzione sociale e ricreativa in modo tale che essa non confligga e contrasti con il recupero ambientale. In tal senso si possono pensare almeno tre macro categorie di valorizzazione:
1) Valorizzazione turistico – ricreativa attraverso interventi a basso impatto ambientale come piste ciclabili, percorsi vita, aree pic-nic e sport acquatici;
2) Valorizzazione ai fini della didattica ambientale ad uso delle scuole o del pubblico più in generale soprattutto laddove l’area presenti la coesistenza di ambienti relitti e ambienti recuperati;
3) Organizzazione di poli attrezzati per le ricerche ecologiche ed idrobiologiche ad indirizzo applicativo - gestionale.