I laghi alpini
Incastonati tra le rocce intorno al Monviso, lambiti da pascoli alpini, guarniti da splendide fioriture i laghi alpini sono la testimonianza delle glaciazioni del Quaternario: i ghiacciai rappresentano l’agente del modellamento che ha lasciato l’impronta più significativa nel paesaggio alpino.
Nella foto di testata la vetta del Monviso circondata dal lago delle Forciolline (sx) e dal lago Grande di Viso, l'immagine è di Giovanni Giustetto. Qui sopra da sinistra il lago Chiaretto, il lago Fiorenza, sovrastato dal lago Lausetto e dal lago Superiore, la foto è di Renzo Ribetto
Ripetute fasi di avanzata e di ritiro glaciale hanno dato origine ad un paesaggio molto articolato, costituito da forme di deposito (morene) e da forme di erosione/ sottoescavazione (conche). Ne deriva una topografia caratterizzata da numerose conche e depressioni entro le quali si raccolgono le acque di fusione glaciale, nivale e meteoriche. Le dimensioni dei laghi connessi al glacialismo e la loro persistenza sono molto variabili in quanto la loro vita oscilla tra l’ordine delle settimane e quello delle migliaia di anni.
Diversamente dagli altri corsi d’acqua, un lago alpino infatti non è eterno. La sua longevità dipende dalla forma, dalla profondità, dalla quantità ed intensità di afflusso delle acque che lo alimentano trasportandovi sedimenti che a poco a poco lo colmano prosciugandolo e trasformandolo a volte in torbiera.
Ce ne sono di piccolissimi e perduti, come quelli di "None", e di profondi e pescosi, come il Lago Fiorenza, il Lago Grande di Viso o spennellati di colori fiabeschi come il Lago Chiaretto.
Per molti mesi il lago è coperto di ghiaccio, spesso anche un metro, sulla cui superficie si accumula la neve. Una simile copertura impedisce il passaggio della luce fermando la fotosintesi delle alghe, così che l’acqua si impoverisce ulteriormente di ossigeno.\
In inverno la vita del lago si ferma.
Il lago raggiunge il massimo della sua vitalità alla fine dell’estate quando, al termine della loro metamorfosi, sfarfallano, cioè raggiungono la superficie e si involano, le larve degli insetti cresciute sul fondo.
Le caratteristiche del clima d’alta montagna sottopongono i laghi alpini a una forte variabilità stagionale che spesso costringe gli organismi acquatici a completare il proprio ciclo vitale nel breve periodo estivo.
La forma e le dimensioni di un lago hanno infatti delle ripercussioni importantissime sul funzionamento degli ecosistemi in esso presenti. La profondità di un lago ad esempio può determinare forti gradienti termici, chimici e luminosi che possono favorire o sfavorire le diverse specie che possono colonizzare i laghi d’alta quota.
Lo zooplancton svolge un ruolo centrale nel funzionamento degli ecosistemi dei laghi alpini ed è oggetto di ricerche approfondite riguardanti le interazioni ecologiche che sussistono tra le diverse specie zooplanctoniche, le relazioni che intercorrono tra ambiente fisico e composizione della comunità zooplanctonica e la dinamica ecologica dei popolamenti zooplanctonici. In particolare lo zooplancton compie migrazioni verticali circadiane all'interno della colonna d’acqua. Normalmente risale in superficie durante la notte e discende in profondità durante il giorno. In termini di biomassa questo è probabilmente il più imponente movimento coordinato di organismi conosciuto sul pianeta, infatti lo stesso fenomeno è osservabile sia in acqua dolce che negli oceani e ha profondissime ripercussioni sul funzionamento degli ecosistemi acquatici lacustri, marini ed oceanici.
Nei Laghi del Monviso la presenza di salmonidi è dovuta all’uomo: Trote, salmerini tra cui il Salvelinus fontinalis, un salmonide alloctono, originario del Nord America, Scazzoni inducono profonde alterazioni nella comunità biotica e spesso provoca l’estinzione locale di specie autoctone (in particolare di anfibi, macroinvertebrati e zooplancton di grandi dimensioni), con profonde ricadute per il funzionamento degli ecosistemi acquatici.
Negli ultimi 100 anni la temperatura superficiale globale del nostro pianeta è aumentata di un valore compreso fra 0.6 e 0.8 °C (Houghton et al., 2001). Le Alpi hanno vissuto un eccezionale incremento di temperatura tra il 1901 e il 2000, di circa 2 °C, il doppio della media del riscaldamento globale. I cambiamenti registrati nelle precipitazioni sono risultati, in tale area, più moderati. Gli effetti del riscaldamento globale sono già parzialmente osservabili, come ad esempio la riduzione della permanenza del manto nevoso a bassa quota, l’arretramento dei ghiacciai, l’innesco di frane (dal 26 dicembre 2019 è in corso una ripetuta serie di scariche sul versante Nord Est che ha reso pericoloso il transito sul tradizionale sentiero che conduce al Rifugio Sella), fenomeni destinati ad intensificarsi con l’aumentare dei cambiamenti climatici. (IPPC, 2007).
Il riscaldamento climatico sta provocando importanti effetti sull’atmosfera, sull’idrosfera, sulla criosfera, sulla biosfera e sulla complessa rete di interazioni e di cicli biogeochimici che intercorrono fra loro.
A causa delle loro caratteristiche morfometriche e idrologiche, i laghi alpini sono tra gli ecosistemi acquatici maggiormente sensibili ai cambiamenti climatici. Molti studi, in particolare, hanno dimostrato strette connessioni tra clima, proprietà termiche dei corpi lacustri e fisiologia degli organismi acquatici, abbondanza della popolazione, struttura delle comunità e rete trofica.