Paolo e Adriano, vestiti da montagna con giacca, caschetto e imbrago sono seduti sulle rocce poco al di sotto della Cima del Monviso, che si vede dietro di loro, dove sono seduti altri due scalatori

52 - In vetta al Monviso

Un anno dopo il giro del Monviso percorso con la figlia Martina, Adriano Vietri torna nel Parco per una sfida più impegnativa: raggiungere i 3.841 m della vetta del Monviso. Pubblichiamo il suo racconto e le impressioni del suo compagno di cordata, Paolo Busti.

Adriano e Paolo, con attrezzatura da montagna, alla partenza da Pian del Re di scattano un selfie
Adriano e Paolo alla partenza da Pian del Re

Ancora ho nel cuore il giro del Monviso con la mia piccola Martina dello scorso agosto, che dopo un anno sono ancora qua. Questa montagna simbolo, ammirata per 4 giorni in un girotondo indimenticabile, mi ha lasciato tante immagini impresse nell'animo. L'ho rivisto sì, da lontano, dalle Prealpi Varesine, dai 4.000 del monte Rosa. Ma ora sono ancora qui, per salire i suoi 3841 metri insieme a Paolo, compagno di montagna speciale.

Ascesa non difficile per chi ha nelle gambe un buon allenamento e un po’ di dimestichezza con la roccia. Sicuramente non banale, considerando quota, notevole sviluppo, passaggi esposti, pericolo di caduta di sassi.

Immagine notturna, Adriano, vestito da montagna con giacca, zaino e pila frontale, davanti al Rifugio Quintino Sella da partire il suo orologio
Partenza dal Rifugio Quintino Sella

Che emozione ritornare al rifugio Quintino Sella, anche se sotto la pioggia del primo giorno! Partiamo molto presto al mattino seguente, vogliamo evitare il più possibile cordate sopra di noi. Le luci frontali illuminano il sentiero che costeggia il lago Grande; affrontiamo il tratto attrezzato che ci porta al colle della Sagnette a 2991 metri, scendiamo nel vallone delle Forciolline fino a risalire in direzione del bivacco Andreotti a 3225 metri.

Il Bivacco Andreotti, ricovero di emergenza addossato alla parete rocciosa con scaletta verde, gialla e bianca per accedervi; pareti azzurre e gialle e tetto in lamiera
Bivacco Andreotti

Qui ci inventiamo una variante lungo un canalone impervio, alla fine ci ritroviamo sopra il bivacco, poco male, abbiamo guadagnato almeno 30 minuti di ascesa: Iniziano le prime luci del giorno, così come iniziamo ad incrociare le prime cordate che salgono da Castello, i primi saluti con ragazzi che saranno poi i nostri compagni di avventura fino alla cima.
Certo che cammellata salire da Castello!”, mi fa notare Paolo… c'è chi affronterà il Re in giornata!

Del ghiacciaio purtroppo non c'è più traccia, solo qualche tratto nevoso che resiste ancora dall'inverno.
Arriviamo in vetta ed un gran vento ci dà il benvenuto. Folate così forti da rischiare di perdere l'equilibrio. È con grande emozione però che posso ammirare quasi tutto il giro dell'anno prima con la mia Martina: mostro a Paolo l'evidente traccia che dal Quintino porta al passo Gallarino, posso solo immaginare dove si trova il rifugio Vallanta, ma si vede chiaramente la distesa verde dove si trova il Refuge du Viso in Francia dopo il colle di Vallanta. E poi, sì!, cerco di capire dove si trova il Buco di Viso che riporta in Italia, … e poi giù in picchiata verso Pian del Re, la lunga discesa che ci riportò alla sorgente del Po, dove tutto ebbe inizio.

Il ritorno ci regala una fantastica giornata, così anche il mio socio può ammirare lo splendido paesaggio di pietra e laghetti. Ripassando dal rifugio mi soffermo osservando una via d'arrampicata: la cresta est al Monviso, che voglia di salirla! Paolo dice che sono sempre alla ricerca di “rogne”, io però vorrei affrontarla questa bella ed estetica cresta, non dovrà restare del cassetto troppo a lungo… il 2022 non è poi così lontano.

la parete est del Monviso con gli ultimi residui di ghiacciaio e in basso il lago grande di Viso
La cresta est del Monviso

Scendendo in direzione Pian della Regina, la fatica, la sete, la fame si fanno un po’ sentire, ed anche un po’ di nostalgia ripensando ad un anno fa, quando insieme a Martina affrontai questa prima tappa del tour del Re di pietra. Mi disse ad un certo momento: “Papà, il paradiso, se esiste, deve essere come queste montagne”. Aveva perfettamente ragione.

Il Viso Mozzo, il Monviso e il Visolotto sullo sfondo, davanti prateria alpina
Il Monviso da Pian Regina

Queste le impressioni di Paolo:

Da molte cime delle mie Alpi e Prealpi Lombarde, oltre che da molte altre sparse per il Ticino e il Piemonte, spesso ho potuto ammirare la silhouette unica ed inconfondibile del Monviso, a volte con le ultime luci del giorno o con quelle del tramonto. In alcune giornate confusa con il cielo e con le nuvole, ma in altre stagliata fiera e prominente. In entrambi i casi impossibile non riconoscerlo e non esserne attratti se si ama la montagna. Un sogno.
...prima o poi...prima o poi…

Un colpo di telefono qualche messaggio e subito con Adriano ci intendiamo.
Quest’anno questo sogno si è realizzato, non un’impresa assoluta, ma comunque qualcosa di speciale e di grande pregio per chi come noi ama la montagna e cerca di incastrare questa passione tra i vari impegni della vita, spesso non senza fatica.
Compagni di cordata affiatati e amici, con Adriano tutto è più semplice e le soddisfazioni in montagna arrivano!
Bello, lungo, tosto, bello, tecnico, esposto, bello, panoramico, ventoso, ancora bello e poi roccioso, pietroso, tutto, dall’inizio alla fine.
Che aria si respira lassù!
Il mio 2021 si riempie col Monviso! Scusate se mi accontento.

Paolo e Adriano in tenuta da montagna, con imbrago, caschetto e zaino, posano uno a destra e uno a sinistra della croce in vetta al monviso. sullo sfondo il panorama con montagne e nubi bianche
Paolo e Adriano in vetta al Monviso

Testi e foto di Adriano Vietri e Paolo Busti.

Ultimo aggiornamento: 20/09/2021 12:32
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