44 - Il giallo dell'estate sulla Est di Viso
8 agosto 2020
Sono le cinque in punto.
Andrea ed io partiamo dal Pian del Re diretti per la vetta del Monviso attraverso la Via Est. Il cielo è completamente stellato.
Indossate le pile frontali risaliamo il sentiero che porta al Rifugio Quintino Sella.
Al lago Chiaretto evitiamo la frana passando per il sentiero che lo costeggia alla sua sinistra e riprendiamo quello che porta al rifugio più in alto... l'acqua luccica al bagliore della luna, il Monviso è di fronte a noi e si sentono solo i massi che cadono dalla Nord.
Alle sei e mezza siamo sul Colle di Viso, l'alba colora il cielo e la cresta Est riceve i primi raggi di luce.
Ci dirigiamo alla base del conoide innevato, indossiamo imbrago, casco e attrezzatura necessaria. Sotto di noi uno stambecco ci osserva...
Indossiamo anche i ramponi per attraversare il nevaio. Alle sette comincia l'arrampicata, la via è impegnativa, ha un grado di difficoltà AD con passaggi dal secondo, terzo e quarto grado.
Su un terrazzino facciamo una scoperta di cui avevamo sentito parlare. A quota 3500 metri ci troviamo davanti un telaio di bicicletta, cosa molto particolare e curiosa per il posto in cui si trova.
Indagheremo al ritorno, ora cerchiamo di non distrarci dalla meta.
Proseguiamo la via che diventa sempre più impegnativa, alle spalle il Rifugio Quintino Sella e il Lago grande diventano sempre più piccoli. Siamo alla base del Torrione di Saint Robert, lo evitiamo passando a lato e risaliamo gli altri torrioni e vari salti di roccia impegnativi per le difficoltà.
Superiamo il bivio per il Passo della Lepre e rimaniamo in cresta, saliamo l'ultimo pilastro con difficoltà di quarto grado e a breve giungiamo sulla Via Normale.
Un ultimo sforzo e finalmente siamo in vetta abbracciati alla croce.
Sono le 12,15 siamo solo in due, uno spettacolo unico...
Ci concediamo una breve pausa e poi giù, si incomincia la lunga e faticosa discesa per la via normale. La concentrazione è alta, il terreno è scivoloso e instabile. Il minimo errore può essere fatale.
Superiamo diverse cordate in discesa, alle 14 siamo sul nevaio Sella, la neve è morbida e non servono i ramponi. Passato il bivacco Andreotti ci dirigiamo verso il Passo delle Sagnette, percorrendo tutta la pietraia seguendo qualche ometto, sparso qua e la, e tacche rosse.
Continuiamo a mantenere la concentrazione nella discesa delle catene, superiamo altri alpinisti ormai stanchi della discesa.
Alle 15,45 ci riposiamo un attimo al Rifugio Quintino Sella scambiando due parole con Alessandro, il gestore. Una buona birra ci aiuta a reintegrare i liquidi e sali minerali.
Facciamo un ultimo sforzo e in poco più di un'ora e quindici scendiamo al Pian del Re.
Ci giriamo spesso ad ammirare il Monviso, non sembra vero che poche ore prima eravamo lassù... la stanchezza dopo 14 ore si sente, ma la gioia, l'emozione è talmente grande che si pensa già alla prossima salita.
Rimane la curiosità di quel telaio arrugginito, i resti di quanto rimane di una bicicletta colorata d'arancio che abbiamo trovato lassù a 3.500 metri.
Proviamo a saperne di più di quanto avevamo sentito raccontare.
Pare che negli anni cinquanta un gruppo di giovani, dalla pianura saluzzese, risalì la valle Po con questa bicicletta fino al Pian del Re. Poi - forse per una scommessa o una goliardata - a spalle se la portano su fino alla cima del Monviso. Seguirono la Via Normale per la vetta e... la lasciano lì, a 3.841 metri.
Non si sa per quanto tempo rimase lassù. Un giorno qualcuno - evidentemente infastidito da questo inutile trofeo che deturpava la vetta del Viso - sembra che la prese e la buttò giù per la Parete Est, forse sperando di farla scomparire, nascosta da qualche pietra che col tempo sarebbe caduta e che pietosamente doveva coprirla.
Invece, il telaio, consumato dal tempo e dalle intemperie, si trova lì tutt'ora.
Giovanni Giustetto
I testi e le foto di questo racconto sono di Giovanni Giustetto, classe 1980, appassionato alpinista da almeno 20 anni, socio del CAI di Cavour e autore di numerose immagini che trovate sui 'social' e sul sito del Parco. Gli abbiamo chiesto di raccontare una delle sue escursioni, una di quelle che pochi possono permettersi di fare. Ne è uscito anche questo piccolo giallo, chi ne sa di più ci aiuti a ricomporre la storia di questa bicicletta arrivata in punta al Viso. Scrivete a didattica@parcomonviso.eu