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La flora di pianura

Gli ambienti naturali in pianura sono fortemente condizionati dalle attività umane. Le specie vegetali presenti in questi luoghi, sono spesso il risultato di disturbi e alterazioni operate dall’uomo. Anche la vegetazione spontanea risulta di conseguenza alterata: la presenza di specie esotiche introdotte dall’uomo e la forte riduzione degli habitat fa sì che le specie spontanee siamo circoscritte a luoghi marginali come le ristrette aree lungo le sponde fluviali o a luoghi in stato di abbandono. Solo in pochi e fortunati contesti si sono conservate caratteristiche di elevata naturalità che conservano ecosistemi ricchi e complessi. Uno di questi è il Querco-caripineto, il bosco elettivo per le aree di pianura che, in un ipotetico scenario di assenza dell’uomo, coprirebbe ininterrottamente tutta la pianura, creando un’immensa foresta: il Bosco Planiziale.

Questa formazione forestale è presente nell’area di Staffarda e nel SIC Bosco del Merlino di Caramagna Piemonte. In questi luoghi possiamo camminare tra grandi Farnie (Quercus robur), accompagnate da esemplari di Carpino bianco (Carpinus betulus). Insieme a queste specie arboree è possibile osservare molte altre latifoglie come il Ciliegio selvatico (Prunus avium), il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e numerosi arbusti come il Nocciolo (Corylus avellana), il Sanguinello (Cornus sanguinea) e il Biancospino (Crataegus monogyna). Il sottobosco a inizio primavera è uno spettacolo imperdibile: Primule (Primula acaulis), Anenomi bianchi e gialli (Anemone nemorosa, A. ranunculoides), Polmonarie (Pulmonaria officinalis), Scille (Scilla bifolia) e Mughetti (Convallaria majalis) insieme a molte altre specie, danno vita a intense e coloratissime fioriture. Dureranno poco però, giusto il tempo che occorre alle foglie degli alberi di svilupparsi e crescere. A quel punto il sottobosco diventerà ombroso e i fiori lasceranno il posto a una monotona distesa verde di foglie di ogni forma e dimensione.

Ambienti umidi: stagni, risorgive e corsi d’acqua minori
Le aree umide in pianura sono luoghi di grande interesse conservazionistico per la ricchezza di biodiversità che ospitano e per la presenza di specie uniche e sempre più minacciate. Un tempo molto più diffuse ed interconnesse, sono oggi assai frammentate e gli animali e i vegetali che le popolano, risultano così distribuiti in popolazioni isolate e sempre più fragili. Fra le specie tipiche di questi luoghi ricordiamo il Giaggiolo di palude (Iris pseudacorus), la Tifa maggiore (Typha latifolia) e Lindernia procumbens (in allegato IV della direttiva Habitat 92/43/CEE) e alcune idrofite natanti come il Nannunfaro o Ninfea gialla, (Nunphar lutea), la lenticchia d’acqua (Lemna minor) e il ranuncolo acquatico (Ranunculus fluitans), tipico delle risorgive e dei rii minori a lento scorrimento.

Bosco ripariale
Lungo i corsi d’acqua si sviluppano formazioni vegetali caratteristiche. La presenza costante di acqua nel suolo e le dinamiche alluvionali condizionano la distribuzione dei vegetali, selezionando piante altamente specializzate a sopravvivere in queste condizioni. Si formano così i tipici boschi ripariali a salice bianco, accompagnati da pioppi e da numerose specie arbustive (Salix eleagnos, Salix purpurea e Sambucus nigra, ecc.), rampicanti (Humulus lupulus, Clematis vitalba, Bryonia dioica ecc.) ed erbacee (Lythrum salicaria, Saponaria officinalis, Lysimachia vulgaris ecc.). In questi contesti abbondano purtroppo anche numerose specie esotiche invasive, frutto di immissioni da parte dell’uomo (Reynoutria japonica, Buddleja davidii, Sycios angulata, Impatiens balsamina ecc.) Si tratta di piante dal potere fortemente invasivo e che occupano aree disturbate dalle attività umane o i greti e le sponde fluviali lasciate libere dalla vegetazione a seguito di un evento alluvionale. Esse entrano in competizione con le specie originarie e tendono nel tempo a sostituirle, generando ambienti banalizzati e spesso monospecifici.

Ultimo aggiornamento: 29/04/2019 14:42