un esemplare di ascalafo vicino ad una mano

Sorprese estive nei pascoli assolati: un insetto che è un po’ farfalla e un po’ libellula

Nei mesi tra la tarda primavera e la mezza estate, quando i pascoli e i prati sono fioriti, può capitare di vedere sfrecciare delle sagome brillanti al sole. Volo potente, preciso e poco al di sopra della vegetazione erbacea, ali trasparenti e colorate allo stesso tempo, luccicanti al sole sono le caratteristiche che saltano all’occhio: queste sagome pattugliano la zona, spesso in formazioni di più individui.

Avendo la fortuna di osservarle ferme su un fiore, intente a scaldarsi al sole, si possono notare alcuni particolari in più: ali simili a quelle delle libellule, ovvero per lo più trasparenti con una fitta rete di nervature per aumentarne la resistenza, e allo stesso tempo in parte colorate con tinte contrastanti come quelle delle farfalle, zampe con unghie solide ed affilate, grandi occhi laterali, antenne lunghe e clavate, capo e torace coperti da una fitta pelosità e apparato boccale masticatore forte e robusto.

Di quale insetto stiamo parlando? È una farfalla o una libellula?
Si tratta dell’ascalafo bianco (Libelloides coccajus, Desis&Schiffermüller, 1775) e in realtà non è né una farfalla né una libellula, ma un elegante neurottero (un raggruppamento eterogeneo di insetti il cui nome significa letteralmente “ala con nervature” in greco antico): in età adulta è lungo circa 25mm e la sua apertura alare varia tra i 45 e i 55mm ed è un feroce predatore aereo.

un esemplare appoggiato ad un sottile arbusto
Foto © Marcxosm, Wikimedia Commons

Il suo volo veloce e potente raso terra, gli uncini posti sulle zampe per afferrare e trattenere fortemente le prede in volo, le sue possenti mandibole con cui perfora e paralizza la preda per poi succhiarne i liquidi corporei, lasciandone solo l’esoscheletro, lo rendono decisamente terrificante, pur dotato di una elegante bellezza. Le sue caratteristiche sono sottolineate anche dal nome comune: Ascalafo è infatti un personaggio mitologico dell’antica Grecia, un demone infernale figlio di Acheronte, il fiume degli inferi, e di Gorgira, ninfa d’Averno e dell’oscurità.

L’ascalafo, come tutti i predatori, è un riequilibratore ecologico e aiuta a controllare gli insetti nocivi, come lepidotteri, formiche in volo nuziale, mosche, callifore, piccoli coleotteri sono le prede più comuni.
Nonostante il suo volo veloce, però, può essere a sua volta preda di ragni e uccelli insettivori specializzati come la cincia dal ciuffo, la capinera o il merlo. Quando è lui ad essere sotto attacco, prova però a difendersi fino alla fine, emettendo una sostanza disgustosa che per lo più allontana i predatori.

È possibile avvistarlo fino ai 1.500 metri di altitudine in zone con erba alta e pendii rocciosi soleggiati poco disturbati nei mesi tra aprile e luglio; alla fine di questo periodo depone le proprie uova sugli steli delle piante erbacee dalle quali nasceranno le larve (anch’esse temibili predatori), che impiegheranno ben due anni per arrivare alla maturazione in un esemplare adulto.

Gli ascalafi, presenti sulla Terra sin dall'Oligocene, si ritrovano spesso racchiusi nell'ambra baltica. Li si potrebbe considerare degli insetti sfortunati, perché oltre ad essere associati a un mitologico demone infernale, ci riferiamo a loro mettendo in evidenza il loro essere una via di mezzo, dal momento che non sono farfalle, non sono libellule e nemmeno mosche. Un’identità ibrida, insomma, ma di elegante bellezza: sembra quasi uno scherzo di natura, se non che la natura non scherza mai e non è mai casuale.

Ultimo aggiornamento: 09/08/2024 11:38