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Gli alberi

Possiamo indentificare due specie simboliche per il territorio del Parco: la Farnia (Quercus robur) e il Pino Cembro (Pinus cembra).
Si tratta di due alberi di elevato valore ecologico che rappresentano la doppia anima della nostra Area Protetta. La Farnia è la quercia tipica dei boschi planiziali, ambienti ormai rari e confinati a pochi lembi frammentati, un lascito dell’immenso e antico ecosistema forestale che occupava la pianura padana: il “Bosco Planiziale” ambiente pressoché scomparso per far posto agli insediamenti umani e ai campi agricoli. Dove questi boschi sono ancora presenti, vigono vincoli di tutela come nel caso dei boschi di Staffarda ed del bosco del Merlino, aree gestite dal Parco del Monviso e riconosciute a SIC (sito di importanza comunitaria) e tutelati secondo la direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE.

Nel bosco planiziale, oltre alla Farnia è possibile incontrare svariate altre specie di latifoglie tra cui: il Carpino bianco (Carpinus betulus), il Ciliegio selvatico (Prunus avium), il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e l’Acero campestre (Acer campestris). Farnia e Carpino bianco in particolare, sono le specie dominanti di questa formazione e di conseguenza il Bosco Planiziale è definibile come “Querco-Carpineto”. Dove il suolo diviene più umido, compaiono specie tipiche come l’Ontano nero (Alnus glutinosa), il Salice bianco (Salix alba) e il Pioppo bianco (Populus alba) e il Pioppo nero (Populus nigra). L’’Ontano nero qualora vi sia ristagno d’acqua in pianura, può dare origine a interessanti boschi paludosi. Questi habitat, un tempo molto diffusi, sono divenuti ormai rari nelle nostre regioni e sono oggetto di particolari misure di tutela (Direttiva Habitat 92/42/CEE). Salici bianchi e Pioppi rappresentano invece il bosco ripariale, che accompagna il corso del fiume Po e dei suoi affluenti nel loro corso nei fondovalle e in pianura. Queste specie sono assai diffuse anche presso le aree umide naturali e le sponde dei laghi di origine antropica accade con i laghi delle cave di inerti presenti nella piana alluvionale del Po. Tra i pioppi, la specie più diffusa nel territorio del Parco è il Pioppo bianco (Populus alba), accompagnato da rari nuclei di Pioppo nero, soprattutto nelle aree golenali del fiume Po.

Il Pino cembro è invece la specie simbolo del territorio montano del Parco. È particolarmente diffuso nella Valle Varaita dove si trova il Bosco dell’Alevè che, con una superficie di circa 825 ettari, rappresenta la più importante cembreta italiana e una delle più grandi d’Europa. Nel bosco dell’Alevè è possibile incontrare anche esemplari di altre conifere, primo fra tutti, il Larice (Larix decidua). Il Larice è anche particolarmente abbondante nella Valle Po dove i cembri sono invece pressoché assenti. Si tratta dell’unica conifera caducifolia presente nei nostri ambienti alpini e grazie ad essa, i paesaggi montani si colorano in autunno di un giallo intenso. In associazione a queste conifere, si possono incontrare anche esemplari di Abete rosso (Picea abies) e Abete bianco (Abies alba), distinguibili per la presenza di aghi singoli, non riuniti in fascetti. Le due specie sono facilmente riconoscibili osservando la distribuzione delle “pigne” sui rami: l’abete bianco presenta coni verticali mentre nell’abete rosso sono pendule. Anche gli aghi si presentano differenti: piatti e con due linee biancastre sulla pagina inferiore e disposti a pettine sui rami per l’abete bianco, cilindrici e disposti a spirare sui rametti, quelli dell’abete rosso.

A quote intermedie, tra la pianura e le foreste alpine, si possono incontrare ampi boschi di querce e castagno (fino a 800 m circa) e boschi di faggio lungo i versanti di media montagna fino a un’altezza di circa 1500 metri. Tali formazioni forestali sono però poco rappresentate all’interno del territorio protetto del Parco: unica significativa eccezione è il SIC di Grotta di Rio Martino che tutela l’ingresso e l’intero sviluppo di un sistema carsico, sito di svernamento di importanti popolazioni di chirotteri. Collocandosi a una quota pari 1.530 m, il sito si trova immerso in una faggeta con ricca presenza di altre latifoglie come il frassino maggiore, l’acero di monte e alcuni esemplari di olmo montano.

Immagine in intestazione: lariceta in autunno (foto di Marco Rastelli)

Ultimo aggiornamento: 07/08/2019 20:57