Un Apollo in terra
Il recente lungo periodo di tempo sospeso, surreale, strano e per certi versi disperato è giunto per farci innamorare della vita nuovamente, abbiamo così tanto dato per scontato la meraviglia che ci circonda che solo adesso riusciamo a percepirne la sua bellezza, la sua grandezza.
Qualcosa però ho imparato in questo tempo; a rallentare, a soffermarmi sulle cose, a gustare la natura che fiorisce, a cogliere i piccoli dettagli e solamente senza fretta, senza correre, possiamo vedere tutto questo.
Finalmente possiamo tornare alla natura, alle lunghe passeggiate, ma questa volta mettiamoci più attenzione, più cuore; siate curiosi di sapere, di conoscere cosa incontrate, date valore a ciò che vi circonda perché è un bene prezioso.
Il Parco del Monviso è un gioiello da scoprire e da tutelare, ricchissimo di biodiversità ed è per questo che oggi vorrei iniziare a farvi conoscere una piccola parte di questa meraviglia.
Grazie ai loro colori sgargianti, le farfalle attirano immediatamente la nostra attenzione, tutte così belle ma così diverse tra loro, alcune molto comuni altre più rare e vulnerabili.
Vi presento Apollo (Parnassius apollo), specie prettamente montana, predilige i prati e le vallate fiorite, dove trova fonti di nettare ma le femmine depongono sui pendii rocciosi, dove trovano le piante nutrici per i loro bruchi.
Tipica delle alte quote, è presente dai 400 ai 2500 metri, sebbene sia di gran lunga più comune al di sopra dei 1000 metri. Occupa un areale alquanto discontinuo, che comprende le regioni in quota dell’Europa continentale tra cui: Spagna, Scandinavia, Europa centrale, nei Balcani fino alla Grecia settentrionale e nelle Alpi tra Italia e Francia. In Italia è abbastanza comune sulle Alpi e più sporadica sugli Appennini, soprattutto nell’Appennino tosco-emiliano e in Umbria, ma in queste zone è comunque in grande declino.
Quel che sappiamo è che per preservare il suo habitat e consentire la sua sopravvivenza occorre evitare la riforestazione degli ambienti prativi montani e contrastare il collezionismo.
Le farfalle Apollo adulte si possono vedere volare nel periodo tra maggio a settembre, periodo in cui si nutrono di nettare dei fiori di varie piante come i cardi selvatici. Nel parco potrete riconoscerla per le grandi dimensioni, la livrea bianca e le sue ali punteggiate da piccole macchie nere nella zona anteriore e di due o più grandi macchie rosse, circolari e bordate di nero, mentre l’estremità delle ali anteriori spesso sono trasparenti, soprattutto nella femmina.
Se qualche individuo vi passa vicino in volo, aguzzate l'orecchio: sentirete un caratteristico fruscio che la farfalla produce con le sue ampie ali, spesso anche mentre si alimenta sui fiori.
Più discreto è invece il bruco dell’Apollo, con una caratteristica livrea nera a macchie gialle, che dopo aver svernato all'interno dell'uovo, a partire dalla primavera vive mangiando le foglie di piante succulente che crescono tra le rocce, per poi trasformarsi in crisalide ed infine in farfalla in estate.
Se vi trovate nelle zone di Pian del Re, oppure cambiando vallata, nel bosco dell’Alevè, guardatevi intorno; chissà che passeggiando non riusciate ad avvistarne qualcuna.
Stupitevi della bellezza, ammiratela, e se vi va (e se sarete abbastanza veloci), scattate una foto, pubblicatela sui social con l’ #monvisounesco per far conoscere a tutti chi abita le nostre vallate!
A presto per nuove curiosità, buona montagna a tutti!
Testi a cura di Anna Cesano, immagini di Marco Bonifacino
Zoolab - Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi - Università degli Studi di Torino