
L’Escarton di Pragelato, un arcipelago di centri alpini
L’Escarton di Pragelato aveva storicamente il limite territoriale inferiore all’altezza del roccione denominato Bec Dauphin, nei pressi di Meano, a monte rispetto al centro abitato di Perosa Argentina.
Una caratteristica che accomuna gli attuali comuni di Roure, Fenestrelle, Usseaux e Pragelato sono le numerosissime borgate alpine, sorte non solo lungo l’asse principale rappresentato dal torrente Chisone, ma anche nei più impervi e ripidi valloni laterali. Tutte con la loro storia fatta di gioie e di dolori, ma ognuna con le proprie particolarità. Basti pensare a Castel del Bosco (Roure), un tempo sede di un castello, o a Villecloze (Fenestrelle) dove ancora alcuni resti di mura rivelano la presenza di un fortilizio a protezione della “villa chiusa”.
Nella maggior parte delle frazioni è ancora oggi tangibile la difficile coesistenza tra i valdesi - di cui si dirà più approfonditamente in altre parti del presente testo - e il mondo cattolico. Oltre ai numerosissimi scontri, alle crudeli persecuzioni religiose, la presenza così capillare di chiese dimostra la tenacia con cui i vincitori hanno voluto affermare la propria fede.
Presso lo straordinario archivio storico del Priorato di Mentoulles (Fenestrelle) sono conservate numerose testimonianze di questo periodo e di questi luoghi. Nella maggior parte degli archivi storici presenti sul territorio, inoltre, occupano un posto importante le informazioni relative al periodo che va dal 1343 al 1713, caratterizzato dall’esperienza degli Escartons, da cui si evince l’importanza della figura del “mansia”, il capo frazione, che ancora oggi periodicamente viene eletto in ogni frazione di Pragelato, nel rispetto dell’antica tradizione.
Dopo il Trattato di Utrecht del 1713 la Valle di Pragelato entrò nei possedimenti dei Savoia e l’iniziale opera di fortificazione, cominciata dai francesi alcuni anni prima, ricevette un nuovo impulso con la creazione della piazzaforte di Fenestrelle. Data fondamentale per questa valle è il 19 luglio 1747, quando le truppe francesi si scontrarono con i soldati del Regno di Sardegna, dando luogo a quella che è passata alla storia come la famosa battaglia dell’Assietta. Il casato dei Savoia ottenne una importante vittoria, celebrata ancora oggi con rievocazioni storiche.
Purtroppo, per le popolazioni locali, le battaglie e le sofferenze si rinnovarono più volte fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale: in questa zona dopo l’8 settembre del 1943 si formarono delle bande partigiane che diedero vita ad una “zona libera”, schiacciata dopo un breve periodo dalla reazione nazifascista. Bourcet, Seytes, Laval e la Val Troncea rappresentano un significativo esempio di quel periodo. Oltre a guerre e battaglie, anche una particolare economia, basata sulla pratica dell’agricoltura e dell’allevamento, ha contribuito a cambiare la morfologia di questi luoghi: si pensi ai terrazzamenti realizzati per rendere coltivabili i pendii montuosi, si pensi anche alle protezioni create dall’uomo a salvaguardia del suo abitato. È doveroso citare a tal proposito la Selva di Chambons, bosco situato sopra l’omonima borgata, che per anni ha rappresentato una solida difesa dalle calamità naturali.
Tra boschi e pascoli.
Il territorio dell’alta Val Chisone è in gran parte montuoso, con pochi pianori coltivabili, tra cui spicca la piana di Pragelato derivata dall’azione erosiva retrograda del ritiro del ghiacciaio. Sui versanti più soleggiati esposti a sud (adreit o indritti) i terreni sono stati adeguati alle attività colturali con la realizzazione di terrazzamenti che raggiungevano i 2000 metri di altitudine. I prati da taglio in passato si spingevano sui versanti più soleggiati anche fino a quote altimetriche vicine ai 2000 metri, oltre le quali si estendevano i pascoli sfruttati per la monticazione estiva, dotati nella quasi totalità di costruzioni dalla struttura semplice per il ricovero dei pastori e degli animali (denominate bergerie, alpi, grange). Attualmente l’unica attività che viene ancora praticata in quota è la monticazione estiva del bestiame, affiancata dalla produzione dei prodotti caseari. I molti boschi presenti sul territorio rappresentano una ricchezza per i comuni e gli abitanti locali, che ancora oggi possono sfruttare un antico privilegio nato nel medioevo, il diritto di focatico, ovvero la possibilità di tagliare alcuni alberi su fondi di proprietà comunale a fronte del pagamento di una somma in denaro di importo contenuto.
Terra di parchi.
Dal 1980 il territorio dell’antico Escarton di Pragelato è interessato dalla presenza di tre aree protette regionali: i Parchi dell’Orsiera Rocciavrè, della Val Troncea e del Gran Bosco di Salbertrand.
Il Parco Orsiera, oggi integrato nelle Aree protette delle Alpi Cozie, deve il suo nome al massiccio dell’Orsiera Rocciavrè, costituito, soprattutto nella zona centrale, da rocce metamorfiche (ofioliti o pietre verdi). Il paesaggio è tipico di una zona di alta montagna e presenta caratteristiche forme glaciali con circhi e valloni con morfologia ad U, successivamente rimodellata dall’azione erosiva dei corsi d’acqua. Anche i diversi laghi presenti in quota (Chardonnet, Manica, Laus e Jouglard) sono di origine glaciale.
Le forti escursioni termiche e le variazioni di disponibilità idrica, con estati calde e secche ed inverni rigidi consentono la crescita del pino silvestre (da citare la pineta di Prà Catinat), tipica specie resistente alle forti escursioni termiche. Il larice, ad ampia distribuzione, si ritrova in formazioni per lo più aperte e con un ricco sottobosco che viene pascolato dal bestiame alpeggiante. I pascoli sfruttati per la monticazione sono caratterizzati dalla presenza della Festuca rubra, l’Agrostis, il Phleum alpinum, i trifogli, il ginestrino.
Dal punto di vista faunistico sono osservabili tutti i principali ungulati: il camoscio, lo stambecco reintrodotto anni or sono grazie alla collaborazione del Parco del Gran Paradiso, il cervo, il capriolo ed il cinghiale. Il muflone, originario della Sardegna e della Corsica, rappresenta una specie estranea al luogo. Oggi si segnala anche il ritorno di un grande predatore come il lupo. Altri animali osservabili sono la volpe, la lepre, la marmotta, lo scoiattolo, il tasso, l’ermellino e numerose specie di avifauna, compresi i rapaci e il forcello.
La principale attrattiva architettonica presente nel settore della Val Chisone è rappresentata dal complesso del Forte di Fenestrelle, imponente opera eretta a scopi difensivi ed utilizzata poi principalmente come prigione, la cui costruzione ebbe avvio nell’anno 1727. Il complesso è costituito da tre Forti collegati fra loro sia internamente che esternamente (Forte S. Carlo, Forte Tre Denti e Forte Valli), che gli ingenti interventi di ristrutturazione hanno salvato dal degrado e restituito alla visita dei turisti. La costruzione di quest’imponente opera militare ha a suo tempo comportato il disboscamento di estese aree boscate della valle, tra cui anche il versante orografico destro della Val Troncea.
Le rocce più antiche di quest’area naturale sono rappresentate principalmente da calcescisti, ovvero da sedimenti stratificati di calcare, marne ed argille che si sono depositati circa 120 milioni di anni fa sul fondo dell’antico mare della Tetide. Periodiche eruzioni di vulcani sommersi hanno generato anche il deposito di colate di magmi basici, che si sono trasformati nelle rocce verdi che si trovano inframmezzate ai materiali sedimentari. Con il raffreddamento del clima sono iniziati i processi erosivi che hanno inciso maggiormente il lato orografico sinistro della valle, mentre il versante destro è occupato da pascoli e boschi in prevalenza di larice.
Al di sopra del limite arboreo, la vegetazione varia in rapporto al grado di evoluzione del suolo. Ad esempio, sui dossi esposti al vento, dove anche in inverno la copertura nevosa è scarsa, il terreno è povero di sostanza organica e risente maggiormente della matrice calcarea della roccia madre. Qui crescono alcune specie pioniere tipiche di suoli giovani e asciutti come la stella alpina e l’astro alpino. Dove le pendici diventano meno ripide e dove il terreno è più umido si assiste alla presenza di un manto erboso più compatto costituito dalla festuca violacea e dall’astragalo alpino. Oltre i 2400 metri, nelle conche più umide si trovano i salici nani e la soldanella comune. Anche in quest’area protetta la fauna è quella tipica delle Alpi.
Il versante orografico destro di Pragelato, Usseaux e parte di Fenestrelle, Massello e Sestriere è stato riconosciuto Sito di Importanza Comunitaria (SIC) dalla Comunità Europea.
Una valle mai isolata.
La Valle Chisone non è mai stata isolata dalle terre vicine, grazie alla presenza dei colli valicabili senza grandi difficoltà: attraverso il colle del Sestriere, che fino al 1934 faceva parte dei comuni di Pragelato e Sauze di Cesana, è possibile raggiungere l’alta valle della Dora e successivamente il Briançonnais attraverso il Colle del Monginevro; dal colle di Costapiana si poteva scendere ad Oulx.
Gli insediamenti neolitici rinvenuti in alcuni siti (ad esempio Balm Chanto a Roure) fanno pensare che la valle Chisone fosse abitata e transitata già dai tempi antichi. La strada romana che risaliva la valle, le persecuzioni religiose, il perdurante scontro fra il ducato di Savoia e il regno di Francia hanno segnato la vita della valle ed hanno lasciato sul posto numerose testimonianze (fortificazioni, fontane, meridiane, simboli del delfino, influenze sulla lingua…).