News del 22/11/2017

Inseguendo un seme di Cardo

Pagine di botanica dal taccuino del Guardiaparco

Da bimba passavo molto tempo a rincorrere tutto ciò che volava alla mia altezza. Capitava quindi di inseguire farfalle, uccellini, insetti e altre cose strane. Tra queste ultime, vi era una sfera trasparente, leggera come una piuma, che si allontanava veloce. Avevo capito che si trattava di un seme volante, ma dovette passare molto tempo prima di scoprire che quella strana “navicella” era in realtà il seme del cardo.
La pianta del cardo mi è particolarmente cara perché lega a sè alcuni tra gli animali che più mi piacciono: i cardellini e la Vanessa del Cardo.
Di piante di cardo ne esistono diverse specie, differiscono tra loro per: portamento, foglie, dimensione del fiore e grandezza delle brattee avvolgenti il capolino fiorale.
Il cardo appartiene alla grande famiglia delle Asteraceae, cioè parente delle margherite, più facile per noi associarlo a suo cugino il Cardo di cui mangiamo le coste (Cynara cardunculus) o il Carciofo di cui mangiamo ricettacolo e bratee (Cynara scolymus).
È una pianta erbacea, perenne, alta fino circa 1,5 m e le foglie, benchè presentino un margine dentato terminante in spine, fungono da nutrimento per le larve di molte specie di farfalle, tra cui la bellissima Vanessa del Cardo.
I fiori, grandi e vistosi, di un bel colore che va dal rosa al lilla, sono visitati da molti insetti attratti da questo particolare cromatismo e dal profumo di muschio che il fiore stesso emana. L’infiorescenza, riunita in capolini solitari o in pannocchia corimbosa, presenta numerose brattee spinose appressate rivolte all’esterno. La pianta fiorisce da maggio a settembre.
I semi sono alati e dotati di un piccolo ciuffo setoloso (in botanica denominato pappo) che ne facilita la dispersione ad opera del vento. Essi sono contenuti in una capsula che si apre a maturità, circa un mese dopo la fioritura, e sono un'importante fonte di cibo per cardellini, fanelli ed altre specie di fringillidi. Ogni pianta può produrre migliaia di semi (oltre 100.000 semi in totale – 1.000 e più per capolino) e sembra che un singolo seme rimanga attivo nel suolo fino a 10 anni.
Habitat: campi arati, incolti, terreni disboscati, margine sentieri e ruderi.
Presenza altitudinale: da planiziale ad alpino (fino 1800m)
Al genere Cirsium sono assegnate numerose specie (da 100 a 200 secondo i vari autori), una quarantina delle quali appartengono alla flora spontanea italiana.
Alcune parti di queste piante, se raccolte quando sono ancora giovani e tenere, vengono utilizzate per l'alimentazione e impiegate per la preparazione di rimedi medicinali, poiché contengono fibre,sali minerali (potassio, ferro, sodio, calcio e fosforo), vitamina B2, B6 e C, quindi un vero toccasana per fegato, reni e intestino.
Una curiosità: anticamente le infiorescenze secche di una pianta appartenente alle dipsacacee (Dipsacus fullonum), comunemente detto cardo dei lanaioli, erano utilizzate per la cardatura della lana.

Guardiaparco Annalisa Rebecchi


Saluzzo, 22 novembre 2017


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