News del 20/10/2017

Pagine di botanica dal taccuino del Guardiaparco

Calluna tra le pietre sacre a Bric Lombatera

Da nove estati salgo sul colle di Bric Lombatera a Paesana insieme ai colleghi del Parco e ai volontari per il censimento ai falchi Pecchiaioli diretti in Africa.
In attesa del passaggio degli uccelli migratori, sono stata molte volte a vedere le famose rocce risalenti all’età del Ferro, incise a coppelle e altri disegni, nei quali io, però, non sono mai riuscita a riconoscere nessuna figura.
Devo ad un amico e prezioso volontario, che quest’anno ci ha portato un articolo dello studioso Piero Barale*, la possibile soluzione di questi intricati petroglifi “UN REBUS AI PIEDI DEL MONVISO Bric Lombatera e il suo magico recinto”
L’articolo riporta l’esatta ubicazione di tutte le pietre interessate dall’arte rupestre e ne svela i tratti e le simbologie ad esse legate.
Così, mentre i falchi tardavano a passare sulle nostre teste, ho potuto dedicarmi all’osservazione dell’ambiente circostante, che si presenta sguarnito di ombra e totalmente privo di acqua. Le rocce istoriate emergono da una vegetazione tipica della brughiera nella quale la Calluna vulgaris prevale su tutte le altre.
La calluna, o popolarmente detta brugo (in piemontese brüè), è una pianta spontanea della famiglia delle Ericacee che non ha grandi necessità; essa supera le condizioni più estreme di siccità, freddo, suolo povero di nutrimenti. Perenne, sempreverde, alta fino ad un massimo di 60cm, si presenta con molti fusti tortuosi e ramificati, ricoperti di minuscoli aghi.
I fiori di colore violetto formano un’infiorescenza alla sommità dei rami e sono presenti sulla pianta tra agosto ed ottobre. Dal brugo, che è una pianta mellifera ed è bottinata dalle api, si produce un miele monoflora delizioso molto scuro..
Il nome calluna deriva da una parola greca che significa “spazzolare”, infatti i fusti legati insieme venivano usati per farne rudimentali spazzole e scope.
Un tempo le formazioni a brughiera erano estese nell’alta Pianura Padana occidentale, in Lombardia e in Piemonte; oggi, grandemente ridotte dalle bonifiche, resistono in montagna al limite del bosco.
Rimaniamo anche noi tra la caparbia calluna in attesa di falchi e di “auspici”**, in questo luogo nel quale si percepisce una sensazione di pace ed energia. Sospesi e sorpresi dai nostri antenati che salivano su questo colle, per studiare le stelle e osservare gli uccelli, facendone seguire i propri destini a seconda della direzione del volo in cui li scorgevano provenire e scomparire.

(Guardiaparco Annalisa Rebecchi)


* Piero Barale membro della Società Astronomica Italiana, della Società di Storia della Fisica e dell’Astronomia e del Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica di Pinerolo.
** Gli auspici erano sempre eventi naturali e potevano manifestarsi ex avibus con l’esame del volo degli uccelli (avis “uccello”e spicere “osservare”)

Saluzzo, 20 ottobre 2017


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