una zecca vista da vicino, mentre si trova sul corpo di una persona.

Zecche, un rischio da non sottovalutare durante le escursioni

Nel corso di questa anomala prima parte di stagione primaverile, in cui giornate molto calde si stanno alternando a periodi di precipitazioni intense, è già stata segnalata la presenza attiva di zecche, dopo il tipico periodo di quiescenza invernale, sul territorio delle nostre aree naturali protette.

Riteniamo sia quindi utile proporre un breve approfondimento su questo parassita e su come lo si può affrontare, in modo da minimizzare il rischio che possano insorgere disagi o problemi di salute agli escursionisti che dovessero essere morsicati: si tratta infatti di organismi capaci di trasmettere malattie agli esseri umani, in particolare la borreliosi di Lyme che, se non curata, può causare nel tempo gravi disturbi alle articolazioni, al cuore e al sistema nervoso.

Presenti dalla tarda primavera all’autunno in ambienti umidi e freschi fino a circa 1.800 metri di quota, in costante aumento in zona alpina, dove utilizzano come ospiti gli animali selvatici; le zecche non saltano e non volano ma stazionano sull’erba, sugli arbusti o su foglie secche in attesa di un ospite sul quale trasferirsi per nutrirsi del suo sangue, morsicandolo. È molto facile dunque imbattersi in esse quando si percorre un sentiero, magari con ai lati vegetazione rigogliosa a causa della stagionalità.

Spesso è però difficile accorgersi che si è stati soggetti all’attacco di una zecca: per cominciare sono animali piccoli, dalle dimensioni che variano da qualche millimetro a circa 1 centimetro a seconda della specie (in Italia ne sono censite 36 sulle circa 900 esistenti in tutto il mondo) e dello stadio di sviluppo. In secondo luogo, la puntura della zecca è praticamente indolore poiché avviene con inoculazione nell’ospite di una certa quantità di saliva che contiene principi anestetici.

Dopo ogni escursione, è quindi bene ispezionare il proprio corpo alla ricerca di eventuali segnali di presenza di zecche: testa, collo, parte posteriore delle ginocchia, inguine e fianchi sono i punti in cui è più probabile trovarle, saldamente conficcate nel corpo a partire dall’apparato boccale, con il quale si nutrono del sangue dell’organismo ospite. Generalmente rimangono attaccate all’ospite per un periodo dai 2 ai 7 giorni per poi lasciarsi cadere spontaneamente: ridurre il periodo di contatto, rimuovendole, minimizza i rischi derivanti dalla puntura.

La puntura della zecca non è di per sé pericolosa, ma non va mai sottovalutata: questi animali possono essere vettori di agenti patogeni capaci di far insorgere infezioni con sviluppi anche gravi, se non curate.

Per staccare la zecca dal proprio corpo vanno usate delle pinzette, tirando via il parassita delicatamente, senza schiacciarlo ed effettuando un movimento con una leggera torsione: ne esistono di apposite in vendita in farmacia a basso prezzo. Sarebbe bene inoltre conservare la zecca rimossa, congelandola: in caso di infezione, che potrebbe insorgere anche qualche giorno dopo la rimozione, potrà essere analizzata alla ricerca degli agenti patogeni trasmessi. In caso insorgessero sintomi come arrossamenti cutanei, cefalee, dolori articolari e muscolari o febbre è bene rivolgersi al più presto al proprio medico curante.

Prevenire la puntura è comunque preferibile: per proteggersi è bene indossare un abbigliamento adeguato in grado di coprire la maggior parte del corpo e, volendo, fare uso di appositi spray repellenti. Buona norma è anche limitare le camminate in zone in cui l’erba è alta e controllare gli abiti usati prima di riporli in casa in attesa del lavaggio, che dovrà essere fatto alla temperatura di almeno 60° in termini precauzionali.

Il Centro di referenza Ungulati selvatici della Regione Piemonte, istituito presso Ente Aree Protette Alpi Cozie in associazione con gli Enti di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime e dell'Alta Valle Sesia, ha preparato un dépliant informativo nel quale sono contenute informazioni pratiche e suggerimenti di buon comportamento per prevenire la puntura o per intervenire successivamente: è possibile scaricarlo da questa pagina.

Ultimo aggiornamento: 21/05/2024 12:12