Esca a mosca

Gli effetti della pesca no-kill sui salmonidi

A due anni dall’introduzione dell’area di pesca a mosca no-kill nel tratto di Po compreso tra Oncino e Ostana è stato pubblicato sulla rivista FlyLine – Ecosistemi fluviali il primo studio che dimostra gli effetti di questa pratica sulla popolazione di salmonidi.

Il tratto di fiume alpino di circa tre chilometri destinato alla pesca a mosca no kill è stato istituito nel 2019 nell’ambito della creazione del Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini – Alpstream, nato grazie alla cooperazione tra Parco del Monviso, Università di Torino, Università del Piemonte Orientale.

La pesca a mosca no-kill è una pratica che si è diffusa a partire dagli anni tra le due guerre negli stati uniti, dove una nascente sensibilità ambientale si univa ad una maggiore prosperità economica: la pesca non serviva più per soddisfare le necessità alimentari, ma si stava pian piano trasformando in uno sport e, per molti, in un vero e proprio rito dove, più che la cattura del pesce, sono importanti gli elementi di contorno, le emozioni, l’estraniarsi dalle preoccupazioni, il paesaggio. Il pesce quindi viene sì catturato, ma grazie alla tecnica a mosca, che non può danneggiare il pesce), viene poi rilasciato, per proseguire la sua vita nel fiume.

Lo studio, svolto in collaborazione tra l’Associazione Tutela Ambienti Acquatici ed Ittiofauna (ATAAI), la Città Metropolitana di Torino, la Provincia di Cuneo e il Centro per lo Studio dei Fiumi Alpini (ALPSTREAM) mostra dei dati molto interessanti. Mostra infatti un aumento del numero di trote presenti e una diminuzione della lunghezza e del peso medio dei pesci. In sostanza, si è verificato un enorme incremento della popolazione (+27%) perché non sono stati portati via dal fiume i grandi riproduttori, garantendo, senza immissioni da parte dell’uomo, un maggior numero di individui. La conclusione dei ricercatori è che l’istituzione di aree no-kill costituisce un importante elemento di conservazione e tutela delle popolazioni salmonicole, poiché ogni tratto no-kill diventa come un “polmone” da cui le trote possono diffondersi e colonizzare i tratti a monte e a valle.

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Ultimo aggiornamento: 07/05/2021 12:04