News del 20/01/2012

Dal croccolone al gufo reale, gratis nei musei del Parco

Chi conosce il trittico beccaccino, croccolone, frullino? E chi il voltolino, il re di quaglie? Sono uccelli molto rari, che presto si potranno ammirare al Museo Naturalistico del Parco del Po di Revello. Gli esemplari imbalsamati appartenevano al saluzzese Giovanni Valinotti che, nel suo testamento, ha chiesto che fossero donati al Parco. La sua preziosa collezione, composta da una quarantina di uccelli, è stata consegnata proprio dalla signora Lucia Cigna, vedova Valinotti. La maggior parte dei reperti è stata preparata dal famoso tassidermista Mario Dugone di Torino, una autorità nel campo, considerato uno dei massimi preparatori piemontesi.
Gli animali sono stati catalogati e identificati con precisione grazie alla collaborazione di Bruno e Gabriella Vaschetti del Centro Anatidi e Cicogne di Racconigi, e saranno ora rimessi a nuovo, con piccoli interventi di restauro, per arricchire le collezioni del Museo di Revello.
“L’importanza della collezione – spiega Renzo Ribetto, responsabile della Didattica per il Parco del Po - va ben oltre il valore di testimonianza: fornisce materiale anche per eventuali ricerche genetiche, e offre la possibilità di indagare, di andare indietro nel tempo”. Insomma, si tratta di un gesto generoso e importante, che dimostra come il Parco stia entrando nella realtà del territorio quale ente positivo.
Ma, oltre alla nuova collezione di uccelli, il Parco del Po Cuneese possiede, nei suoi musei di Revello e Casteldelfino, numerosi altri animali preparati. Va detto che nessun animale è stato ucciso per essere imbalsamato, e che tutti sono morti a causa di incidenti di varia natura: impatto in fili della luce, automobili, vetrate, acqua, qualcuno da azioni di bracconaggio. Una notevole ricchezza naturalistica e biologica, un esempio vero della biodiversità di casa nostra, che merita una visita.
Tra gli altri spiccano due esemplari di gufo reale: uno al museo di Revello, l’altro nel centro visite del Bosco dell’Alevè di Casteldelfino.
Il gufo reale è il rapace notturno più grande della nostra avifauna, due metri e oltre di apertura alare, tanto da meritarsi il soprannome di “aquila notturna”. Purtroppo questo animale è quasi estinto. La maggior parte degli esemplari, e in vaste zone del territorio nazionale, è stata letteralmente sterminata negli Anni Cinquanta e Sessanta, quando si sono moltiplicate le linee elettriche. Il gufo reale infatti, per le sue dimensioni, tocca facilmente due fili di una linea rimanendo folgorato all’istante. Successivamente il problema è stato del progressivo deterioramento dell’ambiente. Questo rapace ha infatti bisogno di ampi spazi liberi e di prede di grandi dimensioni, quali lepri, piccoli di ungulati, altri uccelli di grande taglia. La scomparsa del gufo reale da ampi territori è una grave perdita biologica e, soprattutto, un colpo all’equilibrio ambientale, poiché molte delle prede di questo rapace non sono cacciate da altri predatori. Si pensi alle cornacchie, predate principalmente, oltre che dal gufo reale, dall’astore, un grande falco grigio anche lui ormai molto raro. Non a caso il gufo reale del Museo di Revello è rappresentato nell’atto di predazione di una cornacchia grigia. E a Revello, nel grande diorama della montagna, si può osservare anche l’astore.
Rimanendo in tema di predatori, a Casteldelfino c’è una saletta dedicata alla lince, grande carnivoro estinto sin dalla fine dell’Ottocento, ma rimasto nell’immaginario collettivo, nei miti e nelle leggende. La saletta, uno spicchio di bosco fitto fitto con a lato un ruscello, è stata allestita con maestria dalla ditta Geninetti di Beinasco, ed è un autentico gioiello, specialmente se si considerano le dimensioni limitate dello spazio a disposizione. Le linci invece sono state preparate dalla Tassipel di Riva di Chieri.
Se a Casteldelfino ci sono le linci, a Revello sono arrivati i lupi: nel diorama con la ricostruzione di un ambiente montano, allestito appositamente per accoglierli dalla Noigeninetti di Beinasco, sono stati sistemati due esemplari concessi dal Servizio Tutela della Fauna e della Flora della Provincia di Torino, e preparati in valle Susa dalla ditta Debernardi. I due lupi, un adulto e un giovane, sono morti a seguito di incidenti stradali. Il diorama simula una scena di caccia, con gli animali alla ricerca della preda, un gruppo di stambecchi sulle rocce, e non ci sono barriere tra la ricostruzione e i visitatori. A ricordare che nemmeno tra l’uomo e quanto lo circonda ci sono barriere; e che per vivere l’uomo ha bisogno delle stesse cose che servono agli animali e alle piante, e che dunque rispettare l’ambiente significa rispettare noi stessi.


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