News del 21/08/2018

Il Cerambice della quercia

Se provate a cercare sul web “cerambice della quercia” (Cerambyx cerdo) i risultati che otterrete saranno principalmente due:
• “il Cerambice della quercia è una specie minacciata che necessita di una tutelata rigorosa, come indicato dalla Direttiva Habitat (specie inclusa negli allegati II e IV)”
• “il cerambice della quercia è una specie dannosa per le querce”

Proviamo a fare chiarezza:
Il cerambice della quercia è un Coleottero tutelato dalla Comunità Europea attraverso la già citata Direttiva Habitat, pertanto le sue popolazioni vanno protette e salvaguardate.
Nel caso alberi deperienti con popolazioni di questo coleottero in un contesto urbano o ad elevata frequentazione umana, si consiglia di sottoporre qualsiasi intervento alla supervisione di tecnici esperti che possano valutare tutte le possibili soluzioni alternative all’abbattimento dell’albero. Nel caso di popolazioni all’interno di siti Natura 2000 (Zsc e Zps) l’autorità competente a cui rivolgersi è l’Ente Gestore dei siti.
Vi invitiamo infine a segnalare qualsiasi osservazione di questa specie, anche casuale, al nostro ente (ostellino@parcomonviso.eu o gaggino@parcomonviso.eu ). In alternativa potete inserire direttamente voi il dato sulla piattaforma InNat (http://innat.it/).
Se l’osservazione ricade all’interno della nostra area MAB, potete aggiungere il dato sul nostro progetto iNaturalist “Riserva Mab-UNESCO Monviso”.

Di grandi dimensioni (lunghezza 5–11 cm) e di colore del corpo nero intenso tranne l'apice delle elitre di colore rossastro, è caratterizzato dalle tipiche e lunghissime antenne che nel maschio superano ampiamente la lunghezza del corpo. Appartiene alla grande famiglia dei Cerambycidae ed è un insetto saproxilico, strettamente legato agli ambienti di bosco maturo, con abbondanza di alberi vetusti e deperienti tra i quali, manifesta una netta predilezione per le specie di quercia.
La sua larva si sviluppa all'interno del tronco e dei rami più grandi di vecchi alberi. Talvolta però alcuni individui possono essere rinvenuti anche su altre specie di latifoglie (es. castagno, carpino bianco, salice bianco, olmo, noce). La larva scava grosse gallerie all’interno del tronco ed impiega da 3 a 5 anni per compiere il suo completo sviluppo.
All'approssimarsi della metamorfosi in adulto, la larva crea una grossa cella appena al di sotto della scorza e qui, alla fine dell’estate, si trasforma in ninfa e trascorrerà tutto l’inverno in questa fase. L’adulto sfarfallerà solo nella successiva estate, nel periodo compreso tra maggio e settembre.
A causa di questo comportamento, in molti paesi europei, il cerambice della quercia è stato storicamente annoverato tra le specie nocive per gli ambienti forestali e per le alberate di parchi urbani e giardini dove sono presenti vecchie querce.
In realtà questo coleottero non danneggia alberi giovani e in salute e non rappresenta assolutamente una minaccia per gli ambienti forestali, al contrario necessita di individui molto vecchi e/o malati ma ancora parzialmente vitali del cui legno si nutre. Non utilizza legno morto o marcescente proveniente da individui “morti in piedi” o caduti al suolo.
Il Cerambice della quercia sta conoscendo in tutta Europa una forte riduzione del proprio habitat vitale e, soprattutto nelle regioni del nord Europa, si trova a rischio di estinzione locale in molte aree. Nelle pianure delle nostre regioni è estremamente localizzato e circoscritto ai pochi lembi di foresta planiziale ancora esistenti. Anche nelle aree boscate di collina e nei querceti montani tuttavia questo coleottero non se la passa affatto bene: oltre alla riduzione e frammentazione delle superfici forestali, un’altra significativa minaccia per la sua salute va ricercata nelle moderne pratiche selvicolturali che, nel tempo, hanno ridotto significativamente la presenza nei boschi di alberi vecchi e deperienti.
La frammentazione delle aree forestali potenzialmente utili è un altro fattore di rischio importante: i cerambici della quercia non sono dei buoni volatori e compiono solo brevi spostamenti (non superiori a 3km dalla pianta di origine) durante la loro fase adulta, che per di più dura soltanto 3-5 settimane. Si può ben comprendere quindi come una gestione forestale orientata alla funzione naturalistica del bosco, l’integrità dei popolamenti, l’estensione e la continuità degli habitat siano per questa specie requisiti fondamentali per la sua sopravvivenza.
Occasionalmente questi insetti possono essere presenti anche in ambienti urbani laddove vi siano parchi o giardini con alberi monumentali o anche singoli esemplari di grandi querce.
In questi casi, fatte salve le ovvie precauzioni di sicurezza per cittadini e infrastrutture, si dovrebbero ridurre al minimo gli interventi fitosanitari e manutentivi sui vecchi alberi che possono ospitare comunità di questi insetti, mettere in sicurezza l’area in modo da evitare disturbi e rischi per l’incolumità delle persone e provvedere a informare il pubblico della loro presenza, sensibilizzando i cittadini sul tema della conservazione delle specie in Direttiva Habitat.
Un caso emblematico in questo senso è quello nel Parco Regionale La Mandria di Venaria Reale (TO): le numerose querce che bordano l’antico viale d'ingresso del Parco (noto come “Viale dei Roveri”), offrono dimora a importanti popolazioni di Cerambice della quercia e di Osmoderma ereminta, un altro coleottero saproxilico di cui parleremo in un prossimo articolo.
L’amministrazione del Parco ha deciso di bloccare l’accesso al viale, mettendo in sicurezza l’area e creando un percorso alternativo per i fruitori dell’area. Contemporaneamente l’Ente Parco ha attivato una campagna informativa per il pubblico al fine di illustrare l’importanza della conservazione di queste specie.
http://www.piemonteparchi.it/cms/index.php/parchi-piemontesi/item/2064-alla-mandria-il-viale-monumentale-del-coleottero-eremita

La Comunità Europea ha definito Cerambyx cerdo come specie protetta secondo la Direttiva Habitat 92/43/CEE1 inserendola nell’allegato II (specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e allegato IV (specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) inoltre secondo la IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) la specie viene classificata come “vulnerabile”.
L’inserimento di questa specie negli allegati della direttiva sopraccitata, impone ad ogni stato membro dell’Unione Europea, l’applicazione di misure di conservazione che permettano il mantenimento delle popolazioni esistenti nel tempo e che consentano il ripristino di quelle minacciate e/o fortemente a rischio di estinzione locale, raggiungendo un cosiddetto “stato favorevole alla conservazione”.
Uno stato di conservazione è favorevole quando:
• Le popolazioni si mantengono stabili a lungo termine e non mostrano segni di continuo declino
• Il loro areale distributivo non si riduce
• Esiste, e con buona probabilità è possibile affermare che, un habitat sufficientemente ampio da garantire la presenza delle popolazioni a lungo termine.
Per fortuna del Cerambice della quercia e di molte altre forme di vita minacciate, lo stato di conservazione di una specie è un fattore valutabile attraverso attenti monitoraggi che utilizzato protocolli standardizzati e testati.

Il monitoraggio delle specie indicate dalla Direttiva Habitat è infatti un passaggio essenziale e obbligatorio per gli Enti gestori dei siti della Rete Natura 20001.
Il monitoraggio segue metodi standardizzati e ripetuti nel tempo ed è finalizzato a valutare eventuali minacce in atto. Diventa così uno strumento indispensabile per programmare interventi atti a tutelare il valore naturalistico del territorio prima che i danni diventino irreparabili.
Ogni stato membro è tenuto a rendicontare il proprio operato ogni 6 anni presentando i risultati dei propri monitoraggi.
Diventa quindi necessario approfondire la nostra conoscenza di moltissime specie sempre più rare sul territorio, individuando le popolazioni presenti e sviluppando metodologie di indagine efficaci e di facile attuazione nel tempo. È in questo quadro che era nato il progetto MIPP (http://lifemipp.eu/mipp/new/), finalizzato allo sviluppo di metodi di monitoraggio di cinque coleotteri protetti dalla Direttiva Habitat. Il sito del progetto mette a disposizione numerosi strumenti per approfondire la conoscenza di numerosi insetti oggetto di tutela a livello comunitario per i cittadini e per il mondo della scuola.
In seguito è stato sviluppato la piattaforma informatica3 InNat, accessibile da smartphone e da pc consente inoltre di segnalare le proprie osservazioni e di condividerle con il mondo scientifico. Questi strumenti innovativi permettono ad ognuno di noi di diventare un attore attivo nei processi studio delle componenti naturali del territorio e di contribuire nelle azioni di tutela delle specie più fragili.

1- La Direttiva Habitat è lo strumento chiave per la tutela del patrimonio naturale, strumenti creati per assicurare la sopravvivenza delle specie e degli habitat più importanti a livello comunitario. Essa definisce “la Rete Natura 2000”, un insieme di aree tutelate basate sui principi di conservazione e di uso sostenibile del territorio, dove le persone, la fauna e la flora possono coesistere. Raccoglie le Zone di Protezione Speciale (ZPS) individuate dalla “Direttiva Uccelli 2009/147/CE - conservazione dell’avifauna selvatica” e le Zone speciali di conservazione, individuate per mezzo della “Direttiva habitat 92/43/CEE - conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. La Direttiva Habitat contribuisce a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione di flora e fauna selvatica (numerose specie rare, protette o endemiche) e degli habitat in cui esse vivono. Nella Direttiva Habitat sono incluse 629 specie e sottospecie animali e l’Italia è una delle nazioni europee col più elevato numero di specie inserite segnalate.
2- Lo scopo del progetto InNat è quello promuove la conoscenza della Rete Natura 2000, delle specie di insetti incluse nella Direttiva Habitat e del Network Nazionale della Biodiversità. Il progetto è finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, e coordinato dal Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale “Bosco Fontana” Carabinieri. Oltre a promuovere la conoscenza su questi temi, InNat ha lo scopo di formare il personale dell’Arma dei Carabinieri che gestisce le Riserve Naturali Statali per l’attuazione di protocolli di monitoraggio di 5 specie di coleotteri saproxilici protetti dalla Direttiva Habitat. Tale supporto è fornito anche al personale delle aree protette di Regioni e Province Autonome.
3- Un obiettivo, che coinvolge in maniera attiva la cittadinanza, è la raccolta di dati di presenza, sul tutto il territorio nazionale, di 30 specie di insetti di interesse comunitario. Tutti possono contribuire a raccogliere segnalazioni relative a 7 specie di libellule, 2 specie di ortotteri, 5 specie di coleotteri, 14 specie di farfalle diurne e 2 farfalle notturne. Partecipare è molto semplice: dopo aver scattato una foto dell’insetto con il cellulare, si invia la segnalazione con pochi semplici passaggi utilizzando l’app InNat, che è disponibile per Android e iPhone. In alternativa si può inviare il dato tramite il sito www.innat.it.

Ringraziamenti
Dr. Sönke Hardersen
Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale ""Bosco Fontana"" MARMIROLO (MN)


NOTA SULLA PUBBLICAZIONE. Questa news è pubblicata a scopo di archivio, le informazioni riportate sono da considerarsi obsolete. Il testo potrebbe far riferimento ad immagini o allegati al momento non disponibili.