News del 21/08/2015

TMT 2015 – Tempo di gambe

A Crissolo, una notte come tante, è trascorsa. Una notte di quiete.
La volpe è passata come sempre di cestino in cestino lungo il Po, snaturato nel suo letto di cemento, alla ricerca di disonoranti ma comodi bocconi. Un cane lontano abbia più per abitudine che per necessità. Un gallo ricorda, se qualcuno veglia, che presto sarà luce.
Poi ecco un’auto, ecco alcune persone muoversi titubanti a rompere il silenzio. Poi altre auto e altre ancora e tante persone. Qualcosa le attrae, mentre ancora è buio, su quella stretta piazzetta. Molti hanno abiti strani, colorati, leggeri da prendere freddo in quell’ora buia vicina all’alba, a Crissolo, presso il Po.
Si muovono tutti, frenetici, e sorridono, si salutano e poi corrono, saltano, si abbracciano.
Hanno addosso oggetti strani, borracce appese un po’ qua e un po’ là, come temessero la sete.
Altre auto e altre persone, giovani e vecchi, qualche bambino che protesta il suo sonno e che non comprende il perché di tanta euforia, mentre ancora è notte. Tante donne, mamme e figlie, tutte belle.
Sono gli atleti del TourMonvisoTrail.
Perché ancora prima del giorno da quella piazzetta, l’ultima domenica di agosto, centinaia di persone scatteranno verso e attorno il Monviso, passando in Francia, di corsa su una terra finalmente europea che saluta lo sport come omaggio alla montagna e alla pace.
Sono tantissimi.
La piazza ne è colma e ognuno meriterebbe un ritratto se bastassero pennelli e penne e tele e carte per accoglierli tutti.
Sono bellissimi.
Com’è bello chi s’appresta a sfidare se stesso, innanzi tutto, e la montagna, non per presunzione ma per misurarsi, per ricerca di sé.
Perché viene da chiedersi: chi glielo fa fare? A loro e a chi organizza. Solo per farsi vedere? Soltanto per vana gloria?
No, perché alcuni non arriveranno nemmeno al traguardo, altri arriveranno tardi, altri ancor di più, altri saranno attesi la sera con sbuffi e pure con preoccupazione, per il prossimo nuovo incombente buio.
La passione è la spinta. La passione TMT.
Ecco il fatidico sparo della partenza. Via tensioni e preoccupazioni, pure gli acciacchi. D’ora in poi soltanto più gambe. La tensione è alle spalle, assieme al buio che sta per lasciare Crissolo mentre la giornata s’annuncia di sole.
Sciamano in un attimo, tra lampi di foto, fruscii di scarpette e d’abiti leggeri, mani febbrili a scattare cronometri, a lanciare un ultimo saluto, un’ultima carezza con gli occhi a chi soltanto è accompagnatore; e una promessa: tornerò presto.
Questo sarà il TMT a Crissolo domenica 30 agosto.
Un attimo prima del giorno, un attimo prima della luce. Questi uomini gli daranno vita.
L’asfalto dura un attimo, poi ripida salita, subito, di là dal Po, sotto gli alberi dove la luce tarda a entrare. Prima faggi e aceri e poi larici a riempire di profumo tutto.
Riecco il Po, si passa sull’altra sponda ancora e pure la luce si fa forza, in un attimo sarà sole.
Sempre su, al suono dell’acqua del Po che corre nervosa, e poi le prime praterie, verso pian Melzè.
Le case, animali al pascolo e qualche cane svogliato fanno ala a quanti corrono, qui ancora tutti assieme, qualcuno col fiato che stenta, ma che si può stare certi non mollerà.
Oltre il convento dei frati. Ecco la seconda, e ultima, cascata del Po appena nato, sotto il Monviso che appare gigante a sinistra. Cascata non altissima quella di Pian Melzè, ma dalle mille tinte e dai mille colori, del cielo e del Monviso e della terra qui generosa a proporre piante e tavolozze di fiori.
Al fondo del vallone, dopo un po’ appare l’altra cascata, imponente e abbagliante di bellezza, a spruzzare acqua in basso dalla soglia glaciale di Pian del Re.
Deturpata da costruzioni insulse e superate, quella meraviglia, ma tanto bella da coprire tutto.
Grazie anche all’entusiasmo degli atleti TMT che vanno guardano alto verso il cielo.
L’acqua cade a raggere varie per seguire il capriccio del vento, e si sparge e frange e rifrange, a ricamare le rocce di marroni diversi, più chiari e più scuri, lucenti, a mescolarli nel verde delle erbe d’acqua e di freddo che quelle rocce popolano guardando in faccia il sole.
Cade a raggera, per portare il suono del vento e per diffondere il suo canto, che giunga al cuore di chi passa, che non sfugga che quella è terra speciale, Terra di Monviso.
Qualche rondine montana anima la scena. Hanno fatto il nido poco più in là, dove non giunge piede umano.
Unico movimento, quelle rondini, nell’ora presta e nella luce nuova del mattino finalmente potente a riempire il mondo. Unico movimento assieme a quello degli atleti TMT che salgono.
Eccoli a fianco della grande cascata, sul sentiero tortuoso che sale volgendoti il capo un po’ a monte e a un po’ a valle per farti partecipe della bellezza che ti circonda, e ancora verso il Viso dove le nubi ciarliere hanno iniziato il loro racconto a quanti ne conoscono la parola e il linguaggio.
Pian del Re, infine. Con la chiesetta bianca che doveva essere della vetta del Viso e che lì, appoggiata alla pietra, saluta chi giunge: con un messaggio d’accoglienza e di pace.
Lo stesso linguaggio dello sport. Linguaggio TMT.
Pian del Re. Dove l’uomo ha radici, di gentilezza, di tradizione e di cultura d’accoglienza. Almeno nei tempi andati quando s’andava per monti per bisogno e non per ventura.
Cultura da MaB Unesco, non da Italia ed Europa feudali.
Pian del Re tappa miliare.
Pian del Re paterno al Grande Fiume, al Po che qui nasce e che puro saluta gli atleti che vanno.
Intanto che il giorno si fa grande davvero, e qualcuno già pensa al TMT 2016.
Per dire grazie, innanzi tutto, e per dire arrivederci.
Al 2016, al quarto TMT che verrà, nella Terra MaB Unesco tutta del Parco del Monviso.


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