News del 27/07/2015

TMT 2015 - Basta tornare

Manca ancora un po’, ma col progressivo accorciare lento delle giornate, verrà tempo di TMT, Tour Monviso Trail, il giro podistico del Monviso, del Re di Pietra.
Il monte che, pur non essendo il più alto, ha catturato da sempre l’attenzione degli uomini e animato le fantasie e gli immaginari collettivi, facendo di una gente un popolo con identità unica e originale, come la sua terra. Tanto da giungere all’attenzione dell’UNESCO, tanto da dar vita alla Riserva della Biosfera, assieme ai francesi; la prima tra due nazioni in Italia.
Anche il TMT da questo anno è internazionale. Per un breve tratto gli atleti correranno su suolo francese, in una riserva integrale accessibile per l’occasione, fatte le verifiche di compatibilità.
È un risultato importante che, se da una parte non aggiunge molto alla spettacolarità della manifestazione, dall’altro le conferisce l’autorevolezza che le spetta e compete, in una ottica volta al futuro,
a novità intelligente, portatrice di valori non soltanto sportivi ma anche storici e culturali.
Novità soprattutto simbolica. E quando si parla di valori i simboli sono importanti, ne diventano bandiera e li fanno più forti.

Il mondo del TMT è bellissimo.
Non a caso sono previste due versioni leggere della corsa, per permettere ai partecipanti di godere delle meraviglie che li circondano, che stanno attraversando.
Scegliere il soggetto più bello è complesso, impossibile, troppo personale, ma certamente il bosco dell’Alevè rappresenta degnamente il concetto di bellezza naturale, di meraviglia.
Sottolineando, oltre tutto, che il TMT non attraversa soltanto rocce dipinte nel blu più profondo, o scolpite dal vento, valli di silenzio sotto un cielo sempre in moto con nubi che paiono parlare agli umani per inviare messaggi dritti al cuore.
Raccontare il bosco dell’Alevè non è soltanto raccontare un popolo d’alberi profumati ma anche, forse e soprattutto, un luogo dove la vita, in infinite forme, mostra adattamento e tenacia mirabili e ignote.

Il pino cembro è il re del bosco, prima dei cervi e prima dei lupi, prima delle nevi e prima delle primavere.
È lui il re perché è lui che testimonia più a lungo gli eventi, lui che sopporta bufere e cattiverie, che ha osservato il passare e il progredire delle genti, lui che ha pianto in guerra e gioito in pace.
Per secoli.
Con due vite. Quella viva a fronde verdi e quella dopo.
I cembri morti infatti non scompaiono alla morte ma mutano sembianze. Se possibile diventano ancor più belli; ma bisogna ragionare d’arte, forse astratta, certamente naturale. Dunque ben reale.
Arte povera, forse, ma ricchissima a insegnare, a evocare, a incantare.
Perché l’uomo per natura non può a sfuggire alla bellezza, sua o che gli sia donata.
Perché la bellezza avvicina l’uomo al cielo.
Il segreto del TMT: tanta bellezza per tutti, da cogliere con fatica ma con naturalezza, diremmo primordiale. Da uomo innocente, con gli occhi grandi e tondi da bambino. Da uomo capace di meraviglia.
I cembri tramontati, longevi quasi quanto quelli vivi, sono sculture. Astratte e pur reali. Ciascuna parla al suo osservatore con un linguaggio proprio, nel suo insieme o soltanto con qualche particolare.
Ciascuna ha una forma, un suo tratto, una figura e un contorno, un volto, una sua pelle a conservarla nel tempo.
Una sembra una vittoria, scolpita vincente sui massi arroccati a fianco del sentiero. Il vento le disegna le chiome senza muoverle affatto, e la mostra alta a chi passa. Ma forse è solamente un miraggio.
Altri vecchi legni hanno forme goffe, stanche, di chi riposa, invitando alla pace. Giganti forse, forze della terra dopo l’immane lavoro d’alzare il Monviso dal mare, vi puoi scorgere, o semplicemente pazienza.
Le forme dei cembri offrono ai tuoi occhi quello che tu sai cogliere e sentirti raccontare.
Ci sono singoli e coppie tra le statue, perché il cembro è albero sociale; da lì trae la forza per traversare i secoli a mostrare così tanto splendore.
Senza dimenticare la pelle degli antichi legni. Forse il tassello più bello. Fatto di tempo e di ghiaccio e di sole. Linea per linea, punto per punto a comporre un disegno che nemmeno se vuoi riesci a rifare.
Il colore: il tocco finale a incantare.
Grigio tutto uguale, a volte, animato soltanto dalle forme e dai disegni in bianco e nero, per dire che non serve molto a fare meraviglia, che ci sono le mezze misure e si può stare anche in punta di piedi senza far rumore.
E poi, non a caso, i bronzi, che le sfumature possano infine esplodere e spaziare senza limiti a creare inediti arazzi e ignote tinte, e nuove suggestioni.
Per obbligarti a guardare, a gioire d’una cosa bella tanto bella che spesso non riesci a vedere.
Ecco, TMT è tutto questo e tanto altro ancora, da andare a incontrare con il mezzo nostro più naturale, le gambe, da gioire con la macchina d’amore più grande: il cuore.
Non crucciarti se hai fretta, se stai correndo, non hai tempo, non puoi rompere il ritmo e ti incalzano da presso, non ti puoi fermare.
I cembri passati e scolpiti dell’Alevè hanno tantissimo tempo, anche per te.
Basta tornare.
(r. ribetto)


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