News del 29/05/2013

L'avvoltoio barbuto

Era il 1986 quando iniziò il programma di reintroduzione del maestoso avvoltoio barbuto, il Gipeto, estinto agli inizi del secolo XIX a causa delle leggende che lo volevano un feroce predatore di animali d’allevamento anziché un attento spazzino selezionatore di ossa di animali già morti, quale è in realtà.
Ci vollero 10 anni per registarer la prima nascita di un Gipeto in natura, ma il progetto fu un successo tanto che nel 2012 la Rete di osservatori dell’arco alpino ha contato circa 130 individui e 10 nuovi involi. Il Parco del Po Cuneese collabora ogni anno alle osservazioni che si svolgono in ottobre, in contemporanea su tutto l’arco alpino e, benché la Valle Po non sia permanentemente frequentata dal Gipeto, gli avvistamenti sono sempre possibili anche per via delle elevate capacità di spostamento di questa specie, che sono dell’ordine di varie centinaia di chilometri.
Nell'immagine (arch. Parco Marittime) la liberazione di un giovane gipeto; al centro Fabio Santo, GP del Parco Po Cuneese.
Il progetto di reintroduzione continuerà nel 2013, grazie anche al contributo di partner prestigiosi come la Fondation Albert II di Monaco e nei prossimi giorni nuovi “piccoli” gipeti (se così possiamo chiamare i giovani gipeti che superano i 2 metri di apertura alare!) saranno rilasciati al Parco del Mercantour.


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