News del 09/02/2010

Campagne a rischio estinzione

Da ‘Il Forestale’ n. 47 gennaio/febbraio 2009 - di Silvia Perdichizzi.
Solo nell’anno appena passato abbiamo perso il 23 per cento del territorio agricolo, l’abbandono porta lentamente alla scomparsa dei campi Murgia materana, campagna senese, parco del Delta del Po a rischio estinzione? Purtroppo sì. Questa volta a dare l’allarme accanto alle associazioni di tutela del paesaggio, come il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) o Italia nostra, è il mondo agricolo e rurale, che scende in campo e lancia un vero e proprio SOS. Stiamo assistendo, infatti, ad un grave fenomeno di abbandono delle campagne e della coltura del territorio, con conseguenze disastrose non solo per l’economia agraria ma, contemporaneamente, per la difesa del suolo e la tutela della biodiversità. Questo perché, l’agricoltura italiana, in un contesto come quello del Belpaese prevalentemente collinare e pluviale, gioca un ruolo multifunzionale, così come scritto nella riforma della Pac (Politica agricola comunitaria), avviata con Agenda 2000, e specificato nella “Strategia per lo sviluppo rurale 2007-2013”, secondo cui la multifunzionalità consente di: “migliorare la competitività del settore agricolo e forestale, valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale attraverso la gestione del territorio, migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazione delle attività economiche”. Viene definito, infatti, imprenditore agricolo colui che esercita una delle seguenti attività: “coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”. Ed è proprio l’introduzione del concetto di “attività connesse” l’elemento che legittima l’azienda agricola e l’agricoltore ad assumere compiutamente un ruolo multifunzionale. I numeri, innanzitutto: in poco meno di dieci anni, dal 1999 ad oggi, secondo i dati Istat diffusi dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori), sono «scomparse» circa 500 mila imprese agricole e la superficie «sottratta» all’agricoltura è stata di oltre 600 mila ettari. I costi degli oneri sociali si sono praticamente triplicati e i redditi hanno imboccato, specialmente nell’ultimo quinquennio, una preoccupante china. Una tendenza negativa - afferma la Cia - che si è riscontrata soprattutto negli ultimi anni. Basti pensare che già nel 2007 vi era la chiara percezione che il degrado e lo stato di abbandono dei campi fosse diffuso in tutta Italia, assumendo connotati più accentuati nel Sud e nelle Isole. Nel Mezzogiorno, infatti, sono andati perduti, l’anno scorso, 1,61 milioni di ettari di superficie agraria utilizzabile (-23 per cento dal 1990 al 2003) e soltanto il 27 per cento delle imprese agricole italiane ha avuto un fatturato superiore ai 10 mila euro annui.
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