Uno scatto invernale nel Bosco dell'Alevè, con un pendio innevato che si chiude con una distesa di pini cembri ricoperti in parte di neve
Il Bosco dell'Alevè in inverno, fotografia: Renzo Ribetto

Il Bosco dell'Alevè

Con un’estensione di circa 825 ettari, sul versante meridionale del massiccio del Monviso, il Bosco dell’Alevè si sviluppa tra i 1.500 e i 2.500 m di quota nei territori dei comuni di Casteldelfino, Pontechianale e Sampeyre e rappresenta una formazione unica e preziosa per l’intero Arco Alpino. Si tratta di un bosco puro di Pino cembro (intorno al 90% circa), accompagnato da alcuni esemplari di Larice (intorno al 10%).

L’Alevè risulta il bosco “puro” più a sud dell’intera Europa, questo aspetto accresce ulteriormente la responsabilità per tutti di garantirne la conservazione.

Nell’area boscata sono presenti due laghi: il Bagnour (2.017 m) e il Lago Secco (1.890 m), alimentati dai nevai d’alta quota che danno origine a ruscelli che attraversano la pineta.

Conosciuto fin dai tempi dei romani, nel bosco dell’Alevè si possono incontrare alcuni alberi secolari con un’età che può superare i cinquecento anni. Presso il Rifugio Bagnour, nelle vicinanze dell’omonimo lago nel cuore del bosco, si trova il pino cembro più vecchio della foresta: con i suoi circa 550 anni, 360 cm di circonferenza e 18 metri di altezza è iscritto dal 2018 nell'elenco degli Alberi Monumentali d’Italia.

Il Pino cembro è presente in molte altre vallate piemontesi, con piccoli popolamenti rupestri o sporadicamente con pochi esemplari nei boschi di larice. In passato era assai più diffuso su tutto l’arco alpino ma venne sistematicamente eliminato dall'uomo per la creazione di aree a pascolo.

Il Bosco dell’Alevè quindi rappresenta un “unicum” di grande valore ecologico e storico per le Alpi. Per questa ragione dal 1949 il sito è stato inserito nel Registro dei boschi da seme: le sementi vengono raccolte a cura dell’ex-corpo forestale dello Stato, oggi confluito nei Carabinieri, e i suoi pinoli vengono fatti germogliare nei vivai; successivamente vengono posti a dimora per dare vita a nuove cembrete sulle montagne italiane.

Nel 2000 il Bosco dell’Alevè è stato dapprima dichiarato Sito di Interesse Comunitario (SIC IT1160058 “Gruppo del Monviso e Bosco dell’Alevè” ZSC/ZPS) nell’ambito della Rete Natura 2000 e nel 2016 sono state approvate le misure di conservazione sitospecifiche, un importante strumento gestionale che potrà consentire la conservazione nel tempo di questo importante e unico ecosistema alpino.

L’origine del nome
Il toponimo deriva dal termine “èlvou” con cui viene chiamato in lingua occitana il Pino cembro. Le sue origini sono antichissime, tanto che nell’Eneide Virgilio si riferisce al Monviso come “Vesulus pinifer” ovvero montagna visibile da ogni luogo e ricoperta da una foresta di pini. Anche Plinio il Vecchio dimostra di conoscere il Bosco dell’Alevè citandolo nella sua opera //“Naturalis historia”.

Il Pino cembro
Alto fino a 25 m, ha chioma larga e fitta. La corteccia è liscia e grigiastra e con l’età diventa squamosa e ruvida. Gli aghi, di colore verde scuro, sono raggruppati a ciuffi di cinque. I “fiori” (coni) maschili sono riuniti in spighe gialle. Quelli femminili, color porpora rosato, sono meno vistosi. Le pigne non si aprono sui rami ma cadono intere e chiuse, liberando i semi (detti pinoli) per marcescenza o grazie all'azione di animali specializzati come la Noccolaia. Soltanto gli esemplari di età superiore ai 50 anni sono capaci di fruttificare. Il cembro sopporta bene la siccità e ama i terreni ricchi di pietrisco e poveri di calcare.

Diffusasi sulle Alpi durante le ultime epoche glaciali, questa specie di pino è particolarmente adattata a sopravvivere in climi freddi, trovando in alta Val Varaita condizioni ideali per la sua vegetazione.

In valle Varaita è stato per secoli una fonte provvidenziale di materia prima per tante attività: dai pinoli si poteva estrarre olio per condire i cibi o alimentare le lucerne, il legno veniva utilizzato per mobili, assi, travi, suole per scarpe e tanto altro.

Gli altri alberi dell’Alevè
Nel bosco dell’Alevè è possibile incontrare anche esemplari di altre conifere, primo fra tutti, il Larice (Larix decidua). Il Larice è anche particolarmente abbondante nella Valle Po dove i cembri sono invece pressoché assenti. Si tratta dell’unica conifera caducifolia presente nei nostri ambienti alpini e grazie ad essa, i paesaggi montani si colorano in autunno di un giallo intenso. In associazione a queste conifere, si possono incontrare anche esemplari di Abete rosso (Picea abies) e Abete bianco (Abies alba), distinguibili per la presenza di aghi singoli, non riuniti in fascetti.

Le due specie sono facilmente riconoscibili osservando la distribuzione delle “pigne” sui rami: l’abete bianco presenta coni verticali mentre nell’abete rosso sono penduli. Anche gli aghi si presentano differenti: piatti e con due linee biancastre sulla pagina inferiore e disposti a pettine sui rami per l’abete bianco, cilindrici e disposti a spirare sui rametti, quelli dell’abete rosso.

La fauna del bosco
La fauna che popola la cembreta comprende specie tipicamente presenti negli ecosistemi freddi, come ad esempio la Civetta capogrosso e la Nocciolaia. Quest’ultima è protagonista di una stretta relazione ecologica con il pino cembro, grazie alla sua abitudine di nascondere le pigne per creare delle scorte di cibo, favorendo indirettamente la propagazione dei pini. Infatti, nei casi in cui le riserve alimentari della nocciolaia non vengono consumate completamente, i semi di pino cembro sono liberi di germinare indisturbati e le plantule dispongono di un luogo protetto dove affrontare le prime fasi della loro crescita.

Nelle acque dei laghi del Bosco dell’Alevè, infine, vive un piccolo crostaceo dal corpo trasparente con riflessi verdognoli e forma simile a quella di un piccolo pesce: è stato chiamato Branchipus blanchardi in onore del suo primo scopritore, l’entomologo francese Raphaël Blanchard. Si tratta di un endemismo delle Alpi Occidentali e in Italia lo si può trovare soltanto in questo luogo, dove è stato osservato per la prima volta sul finire dell’Ottocento.

Da non dimenticare che nel Bosco dell’Alevè sono presenti circa 140 specie di vertebrati. Tra le presenze più diffuse dobbiamo registrare la Formica rufa, tra le farfalle le Apollo e le Arion, lo scoiattolo, il crociere, le cince e il moscardino.

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Il Pino Cembro monumentale, con l'evidenziazione della figura umana. Immagine di Claudia Bertinat

Ultimo aggiornamento: 03/11/2021 15:06