News del 17/07/2017

Pagine botaniche dal taccuino del Guardiaparco

Timo serpillo: profumo di limone e di storie incredibili dalla natura.

Chiunque frequenti la montagna è in grado di riconoscere le pianticelle del timo selvatico: le foglie piccole ellittiche sono opposte, i fusti striscianti hanno la consistenza di rametti e i fiori rosa-viola sono riuniti in gruppi globosi. Da sempre chi vive in montagna ne fa utilizzo, seccando fiori e foglie durante la stagione estiva, per poi ritrovarne gusto e aroma in cucina o per qualche rimedio naturale.
Nelle foglie di queste piante, definite “balsamiche”, sono contenuti preziosi olii che si sprigionano ogni qual volta le foglie vengono sollecitate (strofinate o poste a contatto con il calore). Il timo serpillo (in lingua piemontese: serpil, serpun, serpul, pulin, limunin), il cui profumo ricorda quello del limone, è noto anche per la preparazione del rinomato liquore Serpul. Infuso in tisana serve inoltre per la cura delle affezioni da raffreddamento, poiché possiede proprietà antibatteriche, antifebbrili, espettoranti.

Il timo non è solo prezioso per la specie umana. Molti animali infatti trovano in questo vegetale il loro cibo preferito: la pianta è mellifica (viene bottinata dalle api) e taluni insetti ne fanno una vera e propria ragione di vita
Avete mai sentito parlare della Maculinea del timo? Si tratta di una farfalla grande circa 4 cm, di un meraviglioso colore blu. Questo piccolo lepidottero è protetto da leggi europee (Direttiva Habitat) poiché in tutta Europa ha conosciuto un forte declino e si è temuto per la sua estinzione, dovuta al fatto che lega la sua dipendenza ad una certa specie di formica (genere Myrmica), unitamente al mutamento delle condizioni ambientali e al collezionismo sfrenato responsabile per buona parte della sua diminuzione.

Il ciclo biologico di Maculinea del timo è assai complicato: le uova vengono deposte sulle piantine di timo (pianta nutrice) e, inizialmente, le minuscole larve si sviluppano nutrendosi elusivamente di esso. Ma il potere nutritivo del timo non è sufficiente per la loro crescita, così le larve perdono interesse per questo cibo e si lasciano cadere a terra per esplorare il territorio. Da questo momento assumono l’odore delle formiche del genere Myrmica, secernendo al tempo stesso sostanze zuccherine. Le operaie delle formiche, credendo di avere ritrovato larve disperse della propria colonia, e attratte dal sapore dolce, le trasportano all’interno del formicaio ed iniziano ad accudirle (è la medesima strategia del cuculo). Qui le larve delle farfalle cominciano a nutrirsi delle larve delle formiche (diventano predatrici) e si assicurano cibo, cure e ospitalità continuando a produrre in cambio sostanze zuccherine. Le larve di Maculinea si accrescono e, una volta ultimato il loro sviluppo, sfarfallano. Solo allora le formiche le individuano come estranee alla colonia e le attaccano, ma a quel punto le farfalle sgusciano velocissime dalle gallerie del formicaio senza riportare conseguenze.

La Maculinea arion è presente nel Parco del Monviso e a giugno ho avuto l’occasione di osservarne alcuni individui nell’ambito di un monitoraggio ai lepidotteri. Da allora per me l’aroma del timo non evoca più unicamente il profumo dei prati di montagna, ma l’incredibile storia di questa rara farfalla blu.

(Guardiaparco Annalisa Rebecchi)


NOTA SULLA PUBBLICAZIONE. Questa news è pubblicata a scopo di archivio, le informazioni riportate sono da considerarsi obsolete. Il testo potrebbe far riferimento ad immagini o allegati al momento non disponibili.