News del 08/05/2017

Changing climate, changing Parks - n. 4

Seguendo una lezione di Luca Mercalli

4^ pillola: Due parole sui cambiamenti climatici (ovvero: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire)

Basta soffermarsi su alcuni dati essenziali per realizzare l’entità dei cambiamenti climatici in atto; l’effluvio di dati che viene dal mondo scientifico potrebbe rischiare di stordirci! Sarà forse per questo che l’annuale rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) viene sostanzialmente ignorato dai decisori politici.
I dati, dunque. Gli ultimi trent’anni sono i più caldi della Storia, da quando si hanno misure comparabili (due, trecento anni a questa parte) e gli ultimi tre (2016-2015-2014) si sono superati l’un l’altro, in rapida successione, per il record di temperatura media.
Il grado medio in più (1,5 sulle Alpi) registrato nell’ultimo secolo manifesta tutta la sua importanza se si considera il fenomeno del ritiro dei ghiacciai: emblematici, sulle Alpi, i casi del ghiacciaio Pré de Bar (Monte Bianco), Belvedere (Monte Rosa), con l’allarme, a livello di Protezione Civile, causato nel 2001 dalla formazione del Lago Effimero e, non ultimo, il ghiacciaio di Coolidge sul Monviso. Al ritmo attuale (abbassamento medio di un metro/anno) pressoché tutti i ghiacciai delle Alpi saranno scomparsi fra trenta-quarant’anni.
La banchisa polare perde più di 1 milione di chilometri quadrati/anno.
Pare davvero superfluo ricordare che dal destino dei ghiacci dipendono la disponibilità d’acqua e il livello dei mari, oltre che la vita di intere comunità vegetali e animali.
Può essere una magra consolazione realizzare che delle ultime estati molto calde hanno beneficiato i vini delle Langhe, se si pensa che la produzione di vino nel Sahara non reggerebbe certamente il confronto…

Alla radice del fenomeno sta indubbiamente il fatto che l’anidride carbonica, fantastica coperta chimica prodotta dalle combustioni, ha raggiunto la concentrazione di 400 ppm (parti per milione) in atmosfera, laddove il record storico da 800.000 anni ad oggi è stato di 300 ppm (quasi quattrocentomila anni fa).
Nel 2003 sono state stimate in 70.000 le morti in Europa connesse con cause di origine climatica e le vittime, per lo più persone anziane, hanno avuto il solo torto di andarsene nel nascondimento di case di riposo, di situazioni di emarginazione o comunque lontano dai riflettori della cronaca.
Per restare in tema di salute, basti pensare che l’ormai famosa e diffusa zanzara “tigre”, in quanto portatrice di malattie tropicali, mette in crisi il sistema di raccolta del sangue per le trasfusioni.
Se è comprensibile il fenomeno per cui, di fronte ad un simile quadro, qualcuno istintivamente volta la faccia, non è giustificabile la quotidiana somministrazione di “fiabe”, come quella che cerca di far passare per normale, in quanto ciclico anche nel breve periodo, l’innalzamento termico dei nostri giorni: Ötzi, l’”uomo venuto dai ghiacci” è lì a testimoniare che da almeno 5000 anni ad oggi, i ghiacciai non si sono mai ritirati ai livelli attuali e le fluttuazioni climatiche del passato (che pure ci sono state) non hanno mai portato un caldo assimilabile a quello odierno. E non solo da Bolzano arrivano simili attestati: l’Università di Berna ha portato da alcuni anni alla conoscenza di tutti i reperti di materiali in cuoio di cacciatori del neolitico, rinvenuti nel Vallese, a quasi 3.000 metri di quota, nella calda estate del 2003.

(Massimo Grisoli)

Foto di Danilo Vassura


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