News del 12/12/2016

Alla ricerca della biodiversità: risultati di due anni di ricerca

Si è concluso il secondo anno di monitoraggi di specie faunistiche e floristiche di interesse comunitario che, in quanto gestore di Siti della rete Natura 2000 (SIC e ZPS), il Parco del Monviso ha il dovere di promuovere sul proprio territorio.
Il monitoraggio è finalizzato, ai sensi dell'art. 17 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, alla rendicontazione della stato di conservazione di specie e habitat di interesse comunitario che ogni stato membro deve presentare ogni 6 anni all'Unione Europea,
Molti i risultati ottenuti: rinvenute specie nuove per il Parco, confermata la presenza a distanza di molti anni dal loro primo rinvenimento di altre ed evidenziate criticità per altre ancora.
Andiamo per ordine.

Con la collaborazione del Dr. Sandro Bertolino (Dipartimento DIVAPRA dell'Università di Torino) e del Dr. Sven Büchner, massimo esperto internazionale della specie, è stata rinvenuta la presenza del Moscardino (Moscadinus avellanus) nel Bosco dell'Alevè. Si tratta di un piccolissimo gliride, grande quanto un pollice, che si nutre prevalentemente di nocciole e di piccoli frutti in ambienti di ecotono tra boschi e e radure, la cui presenza in ambiente alpino fino al limite degli alberi è stata dimostrata solo di recente. Fino ad ora non era mai stata indagata la presenza della specie in un bosco puro di pino cembro, grazie all'intervento del Dr. Sven Büchner, presto sapremo se il Moscardino è in grado di alimentarsi dei pinoli del Pino Cembro.
Le tracce rinvenute fanno riferimento a nocciole rosicchiate in modo caratteristico dal moscardino e al ritrovamento dei nidi, vere e proprie opere d'arte.
Confermata dopo 20 anni la presenza in ben due siti nel SIC Gruppo del Monviso e Bosco dell'Alevè, versante Valle Po, dell'Asplenio ibrido (Asplenium adulterinum), una piccola felce rupicola legata essenzialmente a rocce serpentinitiche, derivante dall'ibridazione di due specie molto simili ( A. Trichomanes e A. viridis) che vivono una su rocce ofiolitiche, l'altra su rocce calcaree. La grande ricchezza e diversità di ambienti del Parco permette la presenza di questa rara specie.
A livello botanico, l'inclusione nel Parco del Monviso di aree in quota a geologia calcarea, ha permesso di segnalare per la prima volta anche la Stella alpina (Leontopodium alpinum) e la Saxifraga valdensis un piccolissimo endemismo alpino presente nel settore centro-occidentale delle Alpi sia in Italia che in Francia e Svizzera. In Italia è sicuramente presente solo in Piemonte, soprattutto nelle valli valdesi.
Confermata la presenza ed una buona diffusione sul territorio montano del Parco di una grande farfalla, l'Apollo ( Parnassius apollo), da approfondire invece nelle zone umide di pianura la presenza della più rara Lycaena dispar, il cui maschio ha una evidentissima colorazione arancio brillante.
Risultano ancora rappresentati, sebbene con una forte riduzione dei siti riproduttivi, gli Anfibi con specie rare e importanti come il Tritone crestato (Triturus carnifex) e la Rana di Lataste (Rana latastei) o la bellissima Raganella ( Hyla meridionalis).
Un bel corredo di libellule (circa 22 specie) è invece stato monitorato dall'esperto Massimo Pettavino nel comprensorio di Staffarda, a seguito anche della creazione di 7 piccole aree umide da parte del Parco grazie a un finanziamento sulla misura 3.2.3 del Piano di Sviluppo Rurale. Gli odonati sono ottimi indicatori ambientali, confermando come la particolare storia nella gestione del territorio del comprensorio di Staffarda abbia garantito un ambiente con una elevata biodiversità e qualità ambientale. La presenza delle nuove aree umide ha portato anche l'arrivo di particolari specie di piante acquatiche come la Lindernia procumbens, mai segnalata prima nel Parco ed a oggi tra le segnalazioni più meridionali del Piemonte.
Per quanto riguarda l'Ittiofauna la collaborazione con l'Università de Piemonte Orientale ed in particolare con il Prof. Stefano Fenoglio, ha evidenziato molte criticità sia nella drastica diminuzione del numero di specie presenti a partire dagli ultimi dati della Carta Ittica Regionale (2009) che nel numero di individui, con il ritrovamento di popolazioni fortemente destrutturate.
Le cause principali vanno ricercate nella profonda alterazione degli ambienti fluviali sia dal punto di vista morfologico che, soprattutto, da quello della drammatica riduzione delle portate che riducono i nostri fiumi e torrenti in secca per molti mesi all'anno.
Nei due anni di ricerca è stato possibile aggiungere alla banca dei dati naturalistici del Parco del Monviso ben 650 nuove osservazioni di specie di interesse conservazionistico oltre alle numerose osservazioni di Salamandra lanzai (228 localizzazioni ) derivate la progetto Interreg GouvMAB, che ha permesso di ampliare la distribuzione territoriale della specie sul territorio transfrontaliero.
I dati sono disponibili sulla piattaforma web inaturalist – Progetto Parco del Monviso.


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