News del 02/05/2019

Giada del Monviso, una mostra e un convegno per conoscere le pietre verdi del Monviso

“Agli albori della Storia, la “pietra verde di Oncino”, in Valle Po, ha percorso le vie commerciali del mondo antico, ricercata come simbolo di potere e trascendenza grazie alla realizzazione di asce rituali di grande bellezza”.

Venerdì 10 maggio, con inizio alle 14,30 si svolgerà presso il Salone degli Specchi della Fondazione Bertoni, nell’ex Caserma Mario Musso (Piazza Montebello, 1) a Saluzzo il convegno organizzato dal Parco del Monviso e dedicato alla “giada” o più comunemente conosciuta come “pietra verde del Monviso”.
Secondo quanto emerso dalle ricerche storico-scientifica svolte negli ultimi 15 anni, circa 7000 anni fa, nell’appartato vallone di Oncino, ad est del Monviso, veniva estratto e lavorato un raro minerale simile alla più nota giada cinese. A render suggestivo il ritrovamento è stata anche la scoperta che i manufatti in “giadeite” hanno poi viaggiato per migliaia di chilometri fino a raggiungere, come punti estremi, l’Irlanda, la Normandia, Danimarca e Bulgaria.
La scoperta iniziale è da attribuirsi ai geologi dell’Università di Torino - Franco Rolfo e Roberto Compagnoni – che fin dal 2003 localizzano sulla Punta Rasciassa, a circa 2.400 m di quota, il primo giacimento primario (cioè in sede non fluviale) di giadeite delle Alpi.


Dopo anni di studi – pressoché in simultanea con i colleghi italiani – anche l’archeologo francese Pierre Petrequin giunge allo stesso risultato e localizza anch’egli i primi blocchi massivi nel Vallone del Lenta, a monte di Oncino.
Il convegno, che è rivolto ad un pubblico vasto di “curiosi, scienziati ed appassionati” ha l’obiettivo di rilanciare l’attenzione sulla “pietra verde” e sulla storia del Neolitico nelle Valli del Monviso. Un periodo storico poco conosciuto e fonte di grande interesse, di cui molto è ancora da scoprire, soprattutto nell’area saluzzese.
Ad aprire l’incontro sarà il geologo torinese Daniele Castelli, professore ordinario di Petrologia e Petrografia presso l’Università degli Studi di Torino, che illustrerà la formazione geologica dell’area del Monviso. In particolare il professor Castelli accompagnerà i presenti alla scoperta dei misteri geologici che hanno portato nelle nostre vallate pietre rarissime come la giadeite e, poco più a valle, il piropo. Titolo dell’intervento: “Il Monviso e la pietra verde”
L’archeologo Sandro Caranzano presenterà e commenterà il video “Giada, grandi asce alpine nel neolitico europeo” prodotto alcuni anni addietro da Pierre Petrequin e di cui verrà proiettata una sintesi. Il discorso verrà ampliato sul “Neolitico nell’area del Monviso”, la produzione delle “accette in pietra verde” e la loro circolazione a livello europeo circa 7.000 anni fa.
A Dino Delcaro, Presidente del Centro di Archeologia Sperimentale Torino, spetterà il compito di illustrare il lavoro del CAST portato avanti negli ultimi anni attraverso la precisa e paziente “Sperimentazioni sulle tecniche preistoriche di lavorazione delle pietre verdi”. Tutti gli esemplari presenti in mostra sono infatti stati realizzati utilizzando esclusivamente tecniche conosciute del periodo neolitico.
Dopo il dibattito il presidente Gianfranco Marengo illustrerà il progetto del Parco sulla “Giada del Monviso”, che avrà un ulteriore sviluppo nel mese di settembre con una seconda fase della mostra, visite guidate ed escursioni nella valle di Oncino, laboratori didattici e incontri. “L’iniziativa nel suo complesso si propone di tutelare e valorizzare l’importante sito archeologico di Oncino e le attività che si sono svolte agli albori della storia, un momento finora poco approfondito e che merita di essere conosciuto” commenta Gianfranco Marengo.
Il pomeriggio prevede alle 18,00 circa, l’incontro con le autorità – tra cui i sindaci di Saluzzo e di Oncino – e l’inaugurazione e la visita in anteprima della Mostra “La Giada del Monviso, che sarà poi aperta al pubblico tutti i week end dalle 10 alle 18 presso due saloni delle Antiche Scuderie della Caserma Mario Musso (dall’11 maggio al 16 giugno e dal 31 agosto al 29 settembre 2019). La mostra prevede anche un ampio salone dedicato alla vita nel Neolitico con isole tematiche dedicate agli aspetti di vita che gli archeologi sono riusciti a ricostruire e presentare ai visitatori. L’ingresso è libero.
Sabato 18 maggio e domenica 2 giugno, alle 10,30 e alle 14,30 circa sono previsti laboratori didattici con dimostrazione pratica di tecniche di lavorazione neolitiche. Nel mese di giugno e di settembre sono previste escursioni nel Vallone del Lenta per scoprire l’area e l’ambiente che 7.000 anni fa vide nascere la lavorazione della “pietra verde di Oncino”.


I Relatori:

Daniele Castelli, geologo, da molti anni studia i processi metamorfici e magmatici che caratterizzano le catene montuose orogenetiche. Su questi temi ha svolto ricerche nella Alpi, in Himalaya, Cina e Antartide. Nelle Alpi Occidentali, si è occupato dei processi che hanno portato alla formazione della antica crosta oceanica ora affiorante, a seguito dell’orogenesi alpina, nelle Valli del Monviso.
Svolge inoltre ricerche su materiali lapidei di interesse per i Beni Culturali.
E’ professore ordinario di Petrologia e Petrografia presso l’Università degli Studi di Torino e Socio nazionale dell’Accademia delle Scienze di Torino.

Sandro Caranzano, archeologo, si è formato alla scuola archeologica torinese di Giorgio Gullini ed è autore di diverse ricerche territoriali, di pubblicazioni scientifiche e divulgative. Nello specifico, è stato collaboratore del Centro Scavi per il Medio Oriente e l’Asia con incarichi di ricerca presso il santuario di Artemide a Jerash in Giordania e ha contribuito negli anni Novanta al progetto di ricerca sul popolamento preistorico delle Alpi promosso dalla Soprintendenza del Piemonte confluito nella pubblicazione del sito neolitico di Chiomonte e del villaggio palafitticolo di Viverone. Membro fondatore del centro culturale e tour operator Schliemann & Carter, dirige dal 2011 la missione archeologica italiana presso il sito di Selca in Albania nell’ambito di un progetto di cooperazione internazionale promosso del centro studi archeologici Herakles e della cattedra di archeologia delle provincie romane di Roma Tor Vergata (L. Mussi). Insegna archeologia delle Province Romane presso la Fondazione Università Popolare di Torino,


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