News del 21/04/2017

Changing climate, changing Parks - n. 2

Seguendo una lezione di Luca Mercalli

2^ pillola: la storia insegna? (ovvero “abbiamo la memoria corta”)

L’attitudine di molti responsabili politici a sottovalutare i problemi messi in luce dal mondo scientifico ha lasciato tracce significative nella storia. Una vicenda emblematica è quella delle peste a Milano, nel 1630. Alessandro Manzoni, trattandola nei “Promessi Sposi”, denunciava già allora, senza “mezze misure”, l’irresponsabilità dei maggiorenti dell’epoca nel sottovalutare l’allarme del “tribunale della sanità”, con riferimento al probabile contagio derivante dal passaggio di eserciti provenienti dal Nord. Risultato: la minimizzazione irrazionale del rischio fece sì che si corresse ai ripari con quaranta giorni di ritardo: troppo tardi, come la storia ci ricorda!
Ma la “politica” non ha forse la funzione di governare i processi non caratterizzati da autocontrollo da parte delle comunità umane?
Anche la crescita illimitata, miraggio generato dalla rivoluzione industriale, necessita di un approccio critico. Se da un lato è innegabile che l’accesso alle risorse energetiche non rinnovabili, le cosiddette energie “di stock”, ha comportato la crescita in disponibilità di cibo, possibilità di cure mediche, saperi, dall’altro bisogna essere consapevoli che gli “stock” si esauriscono in tempi ragionevolmente prevedibili e che i rifiuti prodotti dalle trasformazioni non si smaterializzano. L’aggiunta di “una Germania all’anno” (l’attuale ritmo di crescita della popolazione), non può essere sottovalutata in un pianeta spremuto come un limone. Né possiamo stupirci di come tale realtà determini delle più che ovvie migrazioni.
Un autorevole, quanto ignorato monito viene in merito da un testo di importanza storica: “I limiti dello sviluppo” (1972), frutto del lavoro di un gruppo internazionale di giovani scienziati coordinati dal M.I.T. (Massachussets Institute of Technology) e promosso dal “Club di Roma”, associazione fondata dall’imprenditore piemontese Aurelio Peccei. Basato su modelli matematici, il rapporto lanciava un messaggio cristallino, di disarmante semplicità: in un mondo finito non è possibile una crescita materiale infinita. Un altro mondo, che ancor oggi pare dimostrare invece le proprie “infinite” potenzialità, quello economico, raggiunse l’obiettivo di far censurare ed emarginare il lavoro svolto dal Club di Roma.
Oggi, tuttavia, coloro che affrontano la questione sotto il profilo scientifico confermano che quelle previsioni erano maledettamente azzeccate, che risultano confermate dai monitoraggi in atto riguardo allo stato di salute del pianeta e che, a questo punto, ogni giorno perso nel correre ai ripari ha un peso molto maggiore di quello che avrebbe potuto avere cinquant’anni fa.

(Massimo Grisoli)

Foto: inaugurazione del recupero dello storico “buco di Viso” (ottobre 2014)


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