News del 13/04/2017

Changing climate, changing Parks

EUROPARC FEDERATION e Federparchi, sua articolazione italiana, ci ricordano che è iniziato il conto alla rovescia per la celebrazione della “Giornata Europea dei Parchi”, il 24 maggio e dintorni. Il tema della giornata è “Changing climate, changing Parks”: fa riflettere sul fatto che se il clima cambia, devono cambiare anche i Parchi. Parrebbe logico, pensandoci bene. Logico, ma tutt’altro che semplice da dimostrare, anche per quelle istituzioni, come gli enti parco, che dovrebbero avere nel proprio DNA la sensibilità su tale tema.
Per contribuire alla crescita di questa sensibilità, proponiamo un accompagnamento alla preparazione alla Giornata Europea dei Parchi, riprendendo alcuni spunti da una lezione sul tema tenuta recentemente ad Ostana, in Valle Po, territorio MaB UNESCO, nell’ambito di una “Scuola di politica”, da Luca Mercalli, meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico, che certamente non ha bisogno di ulteriori presentazioni: una sorta di sensibilizzazione in pillole, nella speranza che risultino utili come ”ricostituente culturale”.

1^ pillola: la consapevolezza dei valori ambientali è fragile (ovvero “siamo ancora al pian dij babi”)

Esiste un orologio, simbolico, ma governato da autorevoli scienziati, che si chiama “Doomsday clock” (orologio dell’apocalisse) (http://thebulletin.org/clock/2017) che ci indica l’avvicinamento alla mezzanotte della fine di questa nostra civiltà, sulla base degli avvenimenti che ne minano la tenuta a livello globale. La politica in campo ambientale programmata da mr. Trump, oltre ad ignorare 40 anni di ambientalismo, ha contribuito in modo determinante a portare la lancetta dell’orologio dell’apocalisse a 2 minuti e mezzo dalla mezzanotte, vicinissima alla misura minima assoluta (2 minuti), registrata nel 1953, allorché Stati Uniti e Unione Sovietica decisero di sviluppare la bomba H.
Gli ultimi vent’anni di corretta, e apparentemente pervasiva, informazione ambientale non sono stati dunque sufficienti per far acquisire una diffusa consapevolezza dei problemi dell’ecosfera; gli “anticorpi” sviluppati (scienziati, attivisti, qualche politico “illuminato”) sono troppo pochi e troppo facilmente isolati dal diffondersi della malattia della noncuranza, che il più delle volte è alimentata dall’agitazione di spauracchi di tipo economico.
Un punto di forza dovrebbe essere proprio la cultura europea, ed in particolare quella nord-europea, che ha fatto sì che nel “vecchio continente” le politiche fossero permeate, più che altrove, da una sensibilità ambientale. E’ da lì, per esempio, che vengono gli stimoli più producenti in materia di risparmio energetico.

(Massimo Grisoli)

Foto di Sergio Beccio


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